Chi scrive è veneto per origine e residenza.
Assistiamo al ritorno all’opposizione politica della Lega Nord. Collocazione coerente per un movimento che raccoglie, nel suo carattere distintivo, l’aspirazione all’indipendenza della Padania, realtà esistente soltanto geograficamente. Si ritorna alla coloritura della scena politica con manifestazioni di dubbio gusto e scarsa intelligenza.
Otto degli ultimi anni sono stati, per la Lega Nord, al governo del Paese. Una scansione temporale sufficiente per portare a termine un progetto politico, o perlomeno avviarlo. Il risultato è invece il nulla. Si è entrati a pieno titolo a prendere parte del governo nazionale distinguendosi nell’assecondare le proposte del premier in nome di un federalismo evocato e mai realizzato, se non sotto forma di nuova tassazione. Il gruppo politico ha presentato, dopo un iter lungo e complesso, una proposta politica che è una scatola vuota. Anche qualora realizzata ed occorre vedere come, richiederebbe anni per dispiegare una forza propulsiva in positivo.
Sorto con l’obiettivo di spazzare via “Roma ladrona” ha finito per diventarne la quintessenza, ricordando soltanto nei fine settimana gli elettori operanti sul territorio. Alla giuda di un leader provato fisicamente, ha finito per confondere se stessa ed i propri aderenti.
Il carattere dei movimenti autonomisti o secessionisti ha sempre storicamente poggiato su un retroterra di ricchezza economica. Così è stato per il Nord Italia, dove una tela di piccola e media imprenditoria generalmente collocata ai margini del sistema politico ha creduto che sostenere un movimento di rottura dell’unità nazionale fosse sufficiente a disegnare nuovi confini e prospettive di nuova ricchezza, avulsa da ogni connotato prima di tutto culturale. Brandire, teatralmente, lo spadone di Alberto da Giussano ha sostituito la necessità di riempire, almeno parzialmente, un piccolo zaino di libri. Così, fortunatamente, non è stato.
I detentori di una ricchezza costruita da sè hanno ritenuto di farsi rappresentare da una nuova generazione politica, fatto positivo, ma palesemente inadeguato alle risposte che richiede una società oggi comunque complessa ed articolata, dove non è agitando il vessillo di un campanile qualsiasi della bergamasca che si fronteggia una globalizzazione planetaria.
Oggi si tenta una nuova inversione di marcia, cui peraltro anche in passato eravamo abituati, ma lo smarrimento dei sostenitori appare in tutta la sua evidenza.
É, pertanto, auspicabile non dover confidare nell’assenza di memoria politica storica e recente che contraddistingue i cittadini italiani, per assumere invece un continuo ricordare che chi oggi torna ad assumere un ruolo di drastica, pesante opposizione al governo in carica ha pesantemente aggiunto disastri politici a quanto di assolutamente negativo già esisteva.
ANDREA G. STORTI
