ELEZIONI EUROPEE 2024: APPELLO AI DISPERSI

ELEZIONI EUROPEE 2024: APPELLO AI DISPERSI

Il primo numero del “MONDO” usci in edicola il 19 Febbraio 1949 al costo di 80 Lire con 16 pagine. L’articolo di fondo -anonimo- era dedicato alla politica di Stalin con toni assolutamente critici. L’altro articolo a firma Carlo Sforza, allora Ministro degli Esteri, era dedicato all’Europa. Firme, argomenti, linea politica e culturale erano nettamente indicati fin dall’inizio. Nei numeri successivi l’area dei collaboratori continuò ad estendersi. Affiancarono Mario Pannunzio, nel corso del tempo, Ernesto Rossi, Eugenio Scalfari, Niccolò Carandini, Guido Olivetti, Ivanoe Bonomi, Gaetano Salvemini, Vittorio Gorresio, Luigi Einaudi. Altiero Spinelli. Ugo La Malfa, Guido Carli, Cesare Zappulli, Bruno Visentini, Alberto Ronchey per citare i più conosciuti, poichè nominare tutti sarebbe impresa impossibile.

Nell’oscura estate del 1964 prese corpo il golpe strisciante di De Lorenzo, fino al periodo delle stragi misteriose del 1969 e seguenti, delle trame – mai interrotte – dei Servizi Segreti, al golpismo “nero” di Borghese e della “Rosa dei Venti”, agli anni di piombo delle BR, di Prima Linea e di Autonomia, fino a giungere alla loggia P2 di LICIO GELLI . Ora, l’inizio di queste trame coincide, pur non essendone minimamente una derivazione, con l’avvento del PSI al governo del Paese in coabitazione con la Democrazia Cristiana e l’Italia è stata terreno di coltura dei poteri occulti, paralleli, e criminali, contro le istituzioni repubblicane.

Questi “esperimenti” tesi a rovesciare la democrazia italiana ebbero, negli anni sessanta, come punta d’iceberg il c.d. “Piano Solo” del Comandante dei Carabinieri, successivamente  seguito dalla strage di Piazza Fontana che aprì la strada a quello che – di fatto- è stato il tentato golpe “inconsapevole” di Mariano Rumor e Giuseppe Saragat, rispettivamente per un  pessimo periodo di quella storia repubblicana, Presidente del Consiglio dei Ministri il primo, della Repubblica, il secondo.

Siamo andati con la memoria a quegli avvenimenti che hanno attraversato vent’anni di vita italiana e che costituiscono  una delle chiavi di lettura della nostra storia contemporanea per comprendere appieno il significato attuale di una necessaria politica europea che superi le piccole patrie, a suo tempo puntualmente evocate – in negativo – da Marco Pannella.

La frattura intervenuta all’interno della redazione del “MONDO” nella seconda metà degli anni sessanta e che portò dapprima un significativo numero di intellettuali all’impegno diretto nelle principali Amministrazioni Comunali dell’area del Nord Italia (significativo tuttavia il caso di Elio Vittorini che rinunciò al suo mandato per favorire l’ulteriore presenza di un esponente del PSI) non consentì di superare l’angoscioso dilemma tra gruppo di pressione critica a carattere intellettuale e la forma partito,. Ciò determinò sostanzialmente la la fine dell’esperienza di Mario Pannunzio e del suo giornale.

I terzaforzisti del “Mondo” considerarono  a lungo i comunisti come una forza estranea ed alternativa al sistema democratico e la D.C. poco meno che una banda occupante il potere in nome e per conto del Papato almeno sino al 1948, con il successivo, storico passaggio a posizioni di un riformismo economico e sociale, ancora oggi traguardo non pienamente raggiunto.

La sinistra liberale, staccatasi dal partito originario (PLI)  aveva dato vita al Partito Radicale e si avviava ad un accordo con i socialisti. e, -marginalmente – con i Repubblicani.

La prima tratta era – dunque- compiuta.

Ora, a ridosso delle elezioni europee del 2024 si pone lo stesso dilemma, pur in condizioni storiche molto diverse e dopo che la politica ha perduto la sua caratteristica di motore dei mutamenti sociali, con un sistema dei partiti – intesi tradizionalmente – superato.  Tuttavia i dispersi, al di fuori degli schieramenti delle coalizioni di centro destra e centrosinistra – al netto della ancora “confusa” e scarsamente tollerata  presenza dei timidi seguaci di quella che è stata l’esperienza originaria del M5S, hanno il dovere di rialzare la testa, evitando anche il più piccolo dei personalismi, nessuno escluso.

ANDREA G. STORTI

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2024: IL TAGLIO LOCALE

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2024: IL TAGLIO LOCALE

Condividiamo con piacere questo “endorsement” giunto in questi giorni da Andrea Storti (www.democraziaedeuropa.it).

Grazie per le parole di supporto!

 

Con una eccezione, diamo all’attività un taglio locale.

“Valdagno è uno dei centri più importanti della provincia di Vicenza. Città piuttosto strana, che lamenta una scarsa attenzione rivolta ai giovani e dove questi ultimi non sono interessati all’impegno”.
(Ipsos per “Italia Innovation” – aprile 2024)

Ma, quando si impegnano, vengono ignorati o, peggio, presi in giro come accaduto in tempi recenti.

Cambia davvero!!!

Lista civica Valle Agno attiva, giovane, verde

Andrea G. Storti
www.democraziaedeuropa.it

Una difesa (dalla) politica: la diplomazia, prima di tutto

Una difesa (dalla) politica: la diplomazia, prima di tutto

E’ di queste ore la terrificante escalation della guerra in M.O., provocata dall’Iran.

Segnalando un apparente controsenso, verrebbe da dire come la risorsa estrema del populismo possa essere rappresentata dal fondamentalismo. Il problema è -ovviamente- più complesso, ma la politica può trovarsi nella condizione di difendersi da se stessa. Quanto accade è la conseguenza di una serie negativa di eventi la cui portata si ripercuoterà ancora a lungo, ma l’avvicinamento tra Israele ed i Paesi Arabi induce a ritenere possibile un nuova era per quei territori.
L’Europa, -intesa come unione- può ancora esercitare un ruolo nell’alveo internazionale o sarà ancora una volta relegata a testimone marginale di eventi più grandi della sua aggregazione? La costruzione del nuovo patto economico di stabilità – faticosamente raggiunta –  sembra indicare una propensione per la seconda parte del quesito.

Se  cioè non si appronta in termini relativamente brevi una sorta di rifondazione europea che prenda le mosse proprio  dalle questioni in essere collegate allo sviluppo economico, pare difficile pensare ad un futuro carico di elementi positivi.

I principali conflitti bellici in atto costituiscono in questo senso un pericoloso passo indietro e rendono necessaria prima di tutto una politica di difesa comune a tutti gli Stati dell’odierna Unione Europea. Il tentativo russo in UCRAINA di riportare a ritroso la storia lo impone.

Inoltre il cammino di un percorso verso la democrazia della Repubblica dell’Iran, oggi dittatura islamica,  appare più che mai lontano, anche se i movimenti interni a quella nazione segnalano che il regime degli ayatollah è in una qualche difficoltà, mascherata da una dura ed incivile repressione. Quanto accaduto lo scorso  7 0ttobre con l’inizio dell’offensiva di HAMAS in territorio medio orientale ha segnato non soltanto l’apertura dell’attuale, ulteriore nuova guerra cui l’unica risposta possibile risiede nella capacità diplomatica.

L’approccio europeo su vasta scala dovrà per forza di cose risultare diverso dall’attuale insignificante melina sui rapporti tra Nazioni che tanto nuoce all’edificazione di una nuova pace.

BUON 25 APRILE!

ANDREA G. STORTI

13 capoluoghi di provincia e prossime elezioni europee. Sullo sfondo, l’addio di S.B.

13 capoluoghi di provincia e prossime elezioni europee. Sullo sfondo, l’addio di S.B.

L’esito delle recenti elezioni amministrative che hanno riguardato circa seicento sindaci assegna una vittoria granitica del centro destra nei capoluoghi di provincia, ad eccezione della città di Vicenza dove si è imposto un candidato del P.D. che ha molto accentuato il carattere civico della sua presenza elettorale.
Un forte vento di destra continua a spirare sulla politica italiana. Questa condizione oltre a condurre ad una facile previsione circa l’esito amministrativo chiarisce che in vista della scadenza delle elezioni europee del prossimo 9 giugno 2024 l’assetto politico nazionale tenderà a modificarsi fors’anche in maniera sensibile.
FORZA ITALIA ha perduto la sua guida, imprenditore lungimirante, grande uomo di sport, figura politica comunque di primo piano dal 1994 ad oggi.
Silvio Berlusconi ha tuttavia fallito nel suo principale obiettivo politico cioè quello di dare una forza stabile ed una presentabilità inattaccabile ad un’area conservatrice di ispirazione liberale. Peggio ancora è accaduto in senso culturale dove una – tendenzialmente felice – intuizione comunicativa ha invece riportato paurosamente indietro i valori esistenziali della società italiana. Egli ha trascinato buona parte dei concittadini in un sogno rivelatosi poi nel corso degli anni impraticabile se non per sé o pochi altri, calpestando e piegando troppo spesso ai propri interessi le istituzioni di cui per lungo tempo ha fatto parte, ad eccezione di una sospensione dal seggio senatoriale intervenuta nel 2013.
Avanza, peraltro, un possibile retaggio di segno negativo.
La definitiva esplosione del partito di “Forza Italia” la cui nota esposizione debitoria è, per inciso, garantita dal suo fondatore, potrebbe portare nuova linfa politica al partito dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri ed, in subordine, per esempio ad “Italia Viva” di Matteo Renzi favorendo un ipotizzabile consolidamento a destra dell’attuale asse politico. Se così accedesse, viene da chiedersi quale ruolo intenda svolgere una sinistra piegata al ritorno ideologico senza accenno ad una posizione invece plurale e di effettiva modernità.

ANDREA G. STORTI

 

Mistificazioni ed altro

Mistificazioni ed altro

Nel commentare l’esito delle elezioni politiche nazionali del 25 settembre scorso occorre prima di tutto sgombrare il campo da mistificazioni a vario titolo. La prima di queste si riferisce all’ipotesi di annoverare tra i quasi vincitori di questo confronto politico il “Movimento Cinque Stelle” in quanto capace di contenere una debacle ampiamente annunciata. Niente di più pretestuoso: perdere in meno di cinque anni (2018 – 2022) più di sei milioni di voti è prima di tutto una sconfitta colossale, cui fa seguito il negativo risultato del Partito Democratico collocatosi al di sotto del venti per cento definita precedentemente la soglia minima cui giungere. Non può essere felice Matteo Salvini passato dal 17,2 delle precedenti politiche all’attuale 8,7 (pol. 2022) con una notevole frizione tra area di governo (i presidenti di Regione, Veneto e Friuli Venezia Giulia in testa ed i ministri e componenti il governo uscente di Draghi) e la base del partito, nostalgica della rappresentanza del Nord Italia non ancora compiuta.
Ancora, il M5S tende a caratterizzarsi come partito del Sud, pressoché inesistente nelle aree produttive del Paese che potrebbero invece trovare espressione nell’operazione politica di centro avviata con parziale successo da Carlo Calenda e Matteo Renzi e lontana dal completamento.
L’indiscussa affermazione di Giorgia Meloni sorprende per portata ed omogeneità di consenso. Si è inteso premiare una innegabile coerenza di posizione, – unica voce contraria al governo Draghi – ed un percorso lineare nell’ambito della Destra che tuttavia non può allo stato attuale definirsi europea in quanto non vi è certezza di un reale interesse verso la scelta atlantista.
Il passaggio da un modesto 4.3 delle politiche 2018 al 25,9 di oggi segna per “Fratelli d’Italia” una svolta, senza enfasi, storica, contraddistinta nell’area del Nord Italia dall’esodo dalla Lega.
Ci sarà modo di verificare se il nuovo esecutivo di destra saprà rispondere alle attese di coloro i quali oggi si stanno affidando a Giorgia Meloni così come in momenti anche recenti hanno investito politicamente prima nel Partito Democratico e, successivamente nei “Cinque Stelle”.
Aggiungiamo che un elettore su tre è rimasto a casa, confermando che la distanza tra i cittadini e la politica appare lontanissima. In questo senso il segnale che si rafforza può considerarsi estremamente pericoloso.

ANDREA G. STORTI

La forza delle illusioni

La forza delle illusioni

Si è conclusa la tornata di elezioni amministrative 2021.
Una prima seria preoccupazione è dettata dall’affluenza ai seggi rivelatasi misera poiché se nemmeno le grandi città portano le persone al voto significa che vi è un problema di fondo, costituito dalla impresentabilità dell’attuale classe politica con il suo fardello di nefandezze. In questo senso il primato va alla coalizione di centro destra i cui candidati a primo cittadino si sono rivelati, in genere, penosi, tanto da sancire una netta sconfitta soltanto molto parzialmente mitigata dall’esito elettorale di Trieste e Benevento.
Nemmeno i nuovi sindaci dell’area di centro sinistra possono definirsi eccellenti. Prima illusione.
Il solo Carlo Calenda, terzo classificato a Roma, ha presentato una idea nell’insieme innovativa di ricerca del consenso filtrata attraverso una programmazione seria nelle mani di persone capaci e corrette con sullo sfondo una carica di idealità oggi ormai smarrita in altri contesti politici. Basterà questo a far ritenere plausibile una formazione riformista che vada ad occupare il centro dello scacchiere della politica nazionale. Probabile seconda illusione.
Il PARTITO DEMOCRATICO sarà capace di guidare quanti ancora sostengono un insieme di ormai raggruppamenti che, comunque, fanno riferimento ad una sinistra moderata ed in questo come si porrà rispetto a quanto rimane dell’ormai finito “Movimento Cinque Stelle”? Qui si rischia la doppia illusione.
Le pulsazioni della società italiana nel suo insieme attuale peraltro non inducono a ritenere quest’ultima migliore della classe politica che ci rappresenta. Ogni passo positivo in questo senso avrebbe spazio infinito, a condizione che lo si sappia perseguire ed è evidenziato non soltanto in campo strettamente economico. Indipendentemente, cioè dal destino del Piano di Ripresa e Resilienza, ci auguriamo abbia fine questo clima di strisciante rifiuto totale che permea la comunità nazionale e che, forse quasi inevitabilmente, riporta a sovranismi e nazionalismi esasperati. É per battere questa condizione che la forza delle illusioni va contrastata fino in fondo. Diversamente, le parole di una destra reazionaria, non conservatrice in senso moderno, saranno destinate a prevalere ancora.
Intanto, ecco la perfetta foto di una illusione maturata: il Senato della Repubblica affossa in via pressochè definitiva il DdL Zan sulla lotta all’omotransfobia. Enrico Letta e Matteo Renzi si sono particolarmente distinti.

ANDREA G. STORTI