ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2024: IL TAGLIO LOCALE

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2024: IL TAGLIO LOCALE

Condividiamo con piacere questo “endorsement” giunto in questi giorni da Andrea Storti (www.democraziaedeuropa.it).

Grazie per le parole di supporto!

 

Con una eccezione, diamo all’attività un taglio locale.

“Valdagno è uno dei centri più importanti della provincia di Vicenza. Città piuttosto strana, che lamenta una scarsa attenzione rivolta ai giovani e dove questi ultimi non sono interessati all’impegno”.
(Ipsos per “Italia Innovation” – aprile 2024)

Ma, quando si impegnano, vengono ignorati o, peggio, presi in giro come accaduto in tempi recenti.

Cambia davvero!!!

Lista civica Valle Agno attiva, giovane, verde

Andrea G. Storti
www.democraziaedeuropa.it

La forza delle illusioni

La forza delle illusioni

Si è conclusa la tornata di elezioni amministrative 2021.
Una prima seria preoccupazione è dettata dall’affluenza ai seggi rivelatasi misera poiché se nemmeno le grandi città portano le persone al voto significa che vi è un problema di fondo, costituito dalla impresentabilità dell’attuale classe politica con il suo fardello di nefandezze. In questo senso il primato va alla coalizione di centro destra i cui candidati a primo cittadino si sono rivelati, in genere, penosi, tanto da sancire una netta sconfitta soltanto molto parzialmente mitigata dall’esito elettorale di Trieste e Benevento.
Nemmeno i nuovi sindaci dell’area di centro sinistra possono definirsi eccellenti. Prima illusione.
Il solo Carlo Calenda, terzo classificato a Roma, ha presentato una idea nell’insieme innovativa di ricerca del consenso filtrata attraverso una programmazione seria nelle mani di persone capaci e corrette con sullo sfondo una carica di idealità oggi ormai smarrita in altri contesti politici. Basterà questo a far ritenere plausibile una formazione riformista che vada ad occupare il centro dello scacchiere della politica nazionale. Probabile seconda illusione.
Il PARTITO DEMOCRATICO sarà capace di guidare quanti ancora sostengono un insieme di ormai raggruppamenti che, comunque, fanno riferimento ad una sinistra moderata ed in questo come si porrà rispetto a quanto rimane dell’ormai finito “Movimento Cinque Stelle”? Qui si rischia la doppia illusione.
Le pulsazioni della società italiana nel suo insieme attuale peraltro non inducono a ritenere quest’ultima migliore della classe politica che ci rappresenta. Ogni passo positivo in questo senso avrebbe spazio infinito, a condizione che lo si sappia perseguire ed è evidenziato non soltanto in campo strettamente economico. Indipendentemente, cioè dal destino del Piano di Ripresa e Resilienza, ci auguriamo abbia fine questo clima di strisciante rifiuto totale che permea la comunità nazionale e che, forse quasi inevitabilmente, riporta a sovranismi e nazionalismi esasperati. É per battere questa condizione che la forza delle illusioni va contrastata fino in fondo. Diversamente, le parole di una destra reazionaria, non conservatrice in senso moderno, saranno destinate a prevalere ancora.
Intanto, ecco la perfetta foto di una illusione maturata: il Senato della Repubblica affossa in via pressochè definitiva il DdL Zan sulla lotta all’omotransfobia. Enrico Letta e Matteo Renzi si sono particolarmente distinti.

ANDREA G. STORTI

Una desolazione infinita

Una desolazione infinita

Tra qualche settimana si torna al voto. É un momento importante perché chiude una serie di appuntamenti elettorali che hanno visto in precedenza i cittadini di Gran Bretagna, Francia, Germania, per citare le maggiori nazioni europee, confrontarsi politicamente. É bene che ciò avvenga anche in Italia, dove, negli ultimi anni ed almeno da un mandato parlamentare la rappresentatività del popolo è risultata deficitaria, per usare un eufemismo. Al superamento di questa condizione non ha giovato l’approvazione di una nuova legge elettorale, pur resasi necessaria: tuttavia, occorre dire che il nuovo strumento elettorale che si è a maggioranza approvato era, con ogni probabilità, l’unico possibile nel frangente.

La campagna elettorale che ormai volge alla conclusione ha peraltro rappresentato il nulla.

Nessuna forza politica è stata in grado di delineare una visione d’insieme dello sviluppo sociale italiano del prossimo decennio. Abbiamo invece assistito ad un irrealizzabile elenco di promesse che affoga nella mancanza di coperture finanziarie proposto da candidati non esattamente presentabili. Abbiamo assistito persino alla nuova condizione di soggetti espulsi dalla propria formazione politica prima ancora della corsa effettiva, per non aver essi stessi rispettato regole interne legate all’obbligo di donazione. Per quanto concerne, del resto, il “Movimento Cinque Stelle” stupisce una volta di più che uno dei suoi massimi esponenti a livello nazionale abbia improvvisamente preso cappello salutando tutti in piena campagna elettorale in maniera poco edificante. Né può essere considerato molto diverso il caso di un Assessore al Comune di Salerno del Partito Democratico dimessosi perché indagato nella sua responsabilità.

La coalizione di centro destra che i sondaggi indicano come prevalente sembra, invece, inseguire se stessa ed i suoi principali esponenti in un tourbillon dove non è ancora chiaro se si sentono o meno appartenenti all’Europa. Dilemma che ci sembra molto serio, mentre non è per nulla serio riferirsi al razzismo confondendo questo con il pesante fardello del problema dell’immigrazione internazionale.

Un panorama assai desolante per il prossimo futuro.

ANDREA G. STORTI

Questione di democrazia?

Questione di democrazia?

Il percorso del “Ddl Cirinnà” si fa accidentato. Torniamo sul tema delle unioni civili, in discussione al Senato, per prendere atto di due situazioni politiche che potrebbero rivelarsi incontrovertibili e che riguardano le principali compagini presenti, oggi, in Italia. Focalizziamo, cioè, il nostro interesse su posizioni che analizzeremo cronologicamente.

La prima, del M5S che, dopo avere assicurato da tempo un sostegno al provvedimento di Legge in questione, non accettando forzature in termini di iter parlamentare, ha espresso, di fatto, una contrarietà inattesa. Intuito uno spiraglio attraverso il quale si coglieva il Partito Democratico in difficoltà il M5S non ha esitato a modificare la propria posizione. Intervento, anche nella proposizione all’emiciclo del Sen. Airola, legittimo ma politicamente immaturo; non si getta, infatti, alle ortiche la possibilià di contribuire a varare una importante Legge, attesa da decenni dai cittadini, significativamente innovativa ed in linea con le principali democrazie non soltanto europee per sollevare una questione procedurale che non fa più o meno improvvisamente dell’Italia un regime come i pentastellati hanno sostenuto.

Oltre a ciò, si palesa una beffa ulteriore: poiché il Partito Democratico intende ricercare sulla questione delle unioni civili una maggioranza di cui non dispone, tenta ora di riannodare un dialogo all’interno della maggioranza di governo. Guardando, per esempio, in direzione del Nuovo Centro Destra (NCD) al quale dovrà concedere la cancellazione o il rinvio ad altro provvedimento legislativo futuro della questione relativa alla “stepchild adoption”, per la quale i seguaci, pochi, di Angelino Alfano hanno, se la cosa non fosse chiara, appoggiato il “Family Day” di recente memoria.

Questo significa, tuttavia, rendere diverso il Disegno di Legge originario che verosimilmente verrà accettato perchè consente la ricomposizione della frattura tutta interna al Partito Democratico tra la posizione maggioritaria e la componente cattolico democratica.

Rimarranno ad urlare alla luna i soliti noti della improbabile “sinistra interna” (Bersani, Cuperlo, Speranza) con SEL e,nientemeno, che Stefano Fassina e qualche altro instancabile condottiero. Il M5S, se vuole, si accoderà.

Un capolavoro di ingegneria politica!

ANDREA G. STORTI

Come finirà la ditta?

Tralasciamo per umana pietà di parlare di quella che sarà la prossima nuova Legge sulla corruzione attesa da più di 740 giorni le cui caratteristiche salienti saranno in ogni caso diverse dall’impianto originario, e molto attenuate. Infatti potremmo perciò definire l’Italia una simildemocrazia, nel senso che. sul percorso italico, i provvedimenti legislativi faticano non poco a giungere a conclusione ed anche quando il traguardo viene tagliato si ha sempre l’impressione che il corridore ciclista stia per cadere rovinosamente a terra.

Registriamo, invece, come sia destinato a perpetuarsi l’orrendo vuoto politico e morale che mina la stessa essenza della simildemocrazia italiana impedendo ad essa di esercitare un qualsiasi altro ruolo in contesti territoriali diversi e più importanti, penso, ad esempio all’Europa. Di ciò è sicuramente responsabile la classe politica italiana del recente passato nessuno escluso, ma anche l’attuale formazione politica di maggioranza relativa del Partito Democratico non è immune da questa forma di letale contagio.

Imperversa la figura politica di Matteo Renzi a capo dell’esecutivo e massimo esponente del partito, ma, come “Forza Italia” sul versante opposto ormai in liquidazione, (i più recenti sondaggi – IPSOS PA per “Il Corriere della Sera” 5.4.2015-) ?le assegnano un modesto 13,5% dei consensi, dietro la Lega Nord lepenista di Matteo Salvini (13,7%), il P.D. si presenta oggi sconquassato al proprio interno da emergenti, nuove ed antiche vicende di corruzione e malversazione per essere cortesi, in significativa emorragia di iscritti, senza una reale rappresentatività sociale. Le preoccupazioni espresse anche recentemente per la tenuta della Ditta da parte dell’ex segretario Pierluigi Bersani hanno, si ritiene, concreto fondamento.

Il Partito Democratico manca ancora di una vera classe dirigente, successiva alla “rottamazione”: a quest’ultima operazione si è sostituito il nulla, fatta eccezione per il capo supremo, né emerge una cultura politica, senza la quale una compagine oggi comunque capace di attrarre consensi, non va da nessuna parte, perché l’adesione ad una forza politica é tale se duratura.

Potrebbe, intanto, essere l’occasione per una vera pulizia nel partito: questa necessaria operazione sfuggì al Partito Socialista di Bettino Craxi nei primi anni ottanta del Novecento e port?, con altre ragioni, alla disintegrazione. Nonostante il clima non ci sentiamo di fare grandi auguri.

ANDREA G. STORTI

Un nuovo (?) capo dello stato

Tra qualche ora Sergio Mattarella sarà il nuovo Capo dello Stato. Nulla da eccepire sulla caratura complessiva, più giuridica che politica, della persona. Il percorso seguito che ha portato alla sua elezione merita al tempo stesso alcune considerazioni. Si tratta di un ritorno alla c.d. “prima Repubblica” poiché la nuova prima carica dello Stato proviene da quel periodo. Leopoldo Elia, Benigno Zaccagnini, Ciriaco De Mita ed altri personaggi del tempo possono essere considerati numi tutelari e questo aspetto è di per sé illuminante. Mattarella ha attraversato per intero il corso storico della “Sinistra democristiana” di allora è e trova pertanto indiretta conferma l’attuale caratterizzazione del Partito Democratico che della DC è ormai sempre più la manifestazione riveduta e poco corretta.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha giocato nel frangente assai bene le sue carte conseguendo importanti risultati dal punto di vista strettamente politico. Ha, in primo luogo depotenziato le velleità di uomo di Stato di Silvio Berlusconi non più capace di stare autorevolmente sulla scena politica, coadiuvato in questo involontario disegno autodistruttivo da qualche bilioso aiutante di campo. Non si vede come, tra qualche tempo, “Forza Italia” possa rovesciare il tavolo delle riforme senza escludere il ricorso anticipato alle urne e, così, probabilmente certificare la propria progressiva sparizione.

Matteo Renzi nel corso della vicenda per l’elezione del Presidente della Repubblica ha presentato Angelino Alfano ed il suo gruppo per quello che sono: nulla, in quanto esistono soltanto come pallidi esempi di uomini di potere.

Egli ha contribuito e rendere residuale, nel caso, la posizione del “Movimento Cinque Stelle” di Beppe Grillo che, tanto per cambiare, non è riuscito ad essere concretamente propositivo mentre invece, forse, avrebbe dovuto esserlo anticipando i tempi senza traccheggiare inutilmente. Per umana pietà si tace del gruppuscolo degli “ex Cinque Stelle” in Parlamento come su Marte, perduti nella loro insignificanza.

Da ultimo, non ultimo come risultato il Partito Democratico si è ricompattato intorno al candidato Mattarella trascinando, questa volta, con sé la compagine di Nichi Vendola. Per l’occasione la minoranza PD si è dimostrata tale. Ma forse non era necessario.

ANDREA G. STORTI