Tratteggiato per anni come il giullare della politica italiana, in questo inizio d’autunno 2023 ottiene la sua rivincita.
Nel congresso del Partito Radicale del 1989 tenutosi a Budapest , cui si riferisce l’immagine in evidenza dell’intervento di Marco Pannella, la denominazione divenne quella di “PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE”. Apparve agli osservatori politici del tempo una bizzarria cui l’esponente in questione sembrava aver abituato. Il “nuovo” termine illustra fenomeni che non possono essere ricondotti o circoscritti entro uno Stato nazionale e che si traducono in relazioni, scambi comunicativi ed attività che si estendono oltre le frontiere nazionali. Possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che l’apertura alla dimensione sovra statale può essere il risultato della discussione sulla globalizzazione e dell’osservazione della migrazione e di altre realtà che esulano dalle frontiere nazionali con tutto il loro carico di problemi conseguenti che – in particolare oggi – 2023 – ci troviamo ad affrontare.
Nel 2011, statutariamente, il Pr transnazionale assume nella sua denominazione, prima di tutto, la dicitura “Nonviolento” e, purtroppo, mai come ora questo carattere è semplicemente ineludibile. Il conflitto russo-ucraino di Febbraio 2021 e quello israeliano-palestinese di queste ore connotano una striscia d’odio tra le parti belligeranti, senza precedenti per portata.
Non si può tacere per il caso medio-orientale la grande, negativa responsabilità, in primis, di HAMAS, gruppo terroristico finanziato ed armato dalla Repubblica Islamica dell’IRAN vera responsabile di quanto si è voluto che accada, con la “comprensione” russa.
Forse giova ricordare il destino della dissidente Narges Mohammadi del movimento “Donna, vita, libertà”, arrestata nel 2015 e detenuta nel carcere di Evin a Teheran, recentemente insignita del Premio Nobel.
Si assiste peraltro, a livello nazionale, alla non desueta suddivisione in fazioni all’interno dell’alveo politico partitocratico tra sostenitori di Israele o, viceversa, della Palestina, dimenticando che si tratta, prima di tutto, dell’odio covato nella situazione di ambedue gli schieramenti ed esploso non certo improvvisamente.
Permangono del resto tra Europa ed Asia focolai di guerra mai sopiti: si pensi, per esempio, all’area del Kosovo nei Balcani o del Nagorno Karabakh recentemente non più entità autonoma causa l’evolversi del conflitto tra Armenia ed Azerbaijan, nel Caucaso, non casualmente ex repubblica sovietica.
“Last but not least”: il clamoroso caso di suicidi in carcere, condizione particolarmente cara a Marco Pannella, spesso o sempre politicamente solo in questa battaglia. Proprio nel periodo in cui si ricordava l’allucinante vicenda giudiziaria di Enzo Tortora, si accendevano i riflettori della ribalta sulla vicenda di due suicidi femminili nel carcere di Torino e sulla condizione in genere di coloro che sono detenuti.
Sempre per e con gli ultimi.
Chapeau!!!
ANDREA G. STORTI

