Il vento ha, abbastanza improvvisamente, cominciato a spirare a favore dei democratici. Nei passaggi che si sono succeduti dal 27 giugno, data del primo dibattito tra i due sfidanti nella corsa alla Casa Bianca, la disastrosa performance di Joe Biden, oggettivamente non più presentabile, ha dato il via al pressing democratico che ha portato al suo passo indietro ed alla candidatura della sua vice Kamala Harris. In questo ha avuto un ruolo determinante la  ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, acerrima oppositrice di Donald Trump, il quale si sta sempre più caratterizzando per ergersi, ancora una volta a paladino dell’ordine ed -in realtà- seminatore di odio- come ha dimostrato a tempo a Capitol Hill. Oggi egli continua a rappresentare l’America razzista e sessista che permea i suoi elettori.

Per  parte repubblicana del resto soltanto Condoleezza Rice – non a caso, donna e nera- Segretario di Stato ai tempi del governo di GEORGE W. BUSH- ha conseguito un certo seguito e successo.

Californiana, di madre indiana e padre di origini giamaicane, vissuta a Berkeley, laureata in politica, economia e legge, ex procuratrice distrettuale della stessa California, nel gennaio 2021 Kamala Harris è divenuta vicepresidente degli Stati Uniti. Si è presentata a Milwaukee in uno degli Stati più importanti considerati dai principali sondaggi in bilico tra Repubblicani e Democratici, il Wisconsin.

In realtà l’operazione che potrebbe portare la prima donna alla Casa Bianca rianimando l’elettorato democratico sino a poco fa decisamente sonnolento e pessimista, è chiamata, prima di tutto ad evitare gli errori commessi nel recente passato dall’allora candidata Hillary Clinton, cui va il merito -nonostante la sconfitta- di avere avviato positivamente il processo della definitiva emancipazione politica delle donne americane.

Kamala Harris pare sulla buona strada.

Si tratta, forse, di regalare un nuovo sogno ai democratici e – prima di tutto – alle democratiche d’America. Un sogno costituito di parole chiave: noi e non io, libertà, speranza, opportunità e futuro. Ha contro un politico vecchio ed aggressivo e, come abbiamo già visto, capace di tutto. Ma il genere non può essere il metro con il quale giudicare un candidato.

E sta recuperando.

Non più espressione soltanto dell’ormai superato establishment dell’Asinello, -le parole di Barack Obama e Bill Clinton sono state comunque importanti, così come quelle  di Michelle Obama-, ma anche della base rappresentata dal non più giovane Bernie Sanders e dall’eterna aspirante Alexandria Ocasio Cortez e nella scelta del candidato vicepresidente, Tim Walz, – governatore del MINNESOTA, possibile portatore dell’elettorato bianco negli Stati in bilico,  il quale sostiene che Trump non sa che cosa sia il servizio. Egli è invece portatore dei valori appresi in famiglia e trasmessi ai suoi stessi studenti.

Il 71 % degli americani non conosce Tim Walz, ma a tre mesi dal voto per la Casa Bianca il ticket dei Democratici si è trasformato. Può accadere di tutto.

ANDREA G. STORTI