6. Per quanto concerne la didattica le più importanti chiavi di lettura sono date da un potenziamento della lingua inglese e dell’informatica, ma anche qui nulla di nuovo, mentre invece si corre ai ripari dopo due tremendi scivoloni precedenti che consistono nell’aver tolto l’insegnamento della storia e della geografia dagli Istituti Tecnici e, quasi per intero o completamente, lo studio della musica e della storia dell’arte.

7. Si propone di dare nuovo impulso al rapporto scuola-lavoro che oggi interessa, al netto delle dichiarazioni demagogiche, soltanto il 9% degli studenti italiani del quarto e quinto anno conclusivo della scuola media superiore e che con difficoltà comprende le piccole imprese.

8. Poteva poi la scuola non essere interessata dalla “spending review”? Certamente no ed ecco che allora verrà chiusa la sede Ministeriale di Roma EUR, mentre è previsto il recupero di 1,5 miliardi di Euro risparmiando sulle supplenze esterne – cosa tutta da verificare – e riducendo gli sprechi che, evidentemente non sono molti, se una pratica diffusa tra i genitori degli alunni consiste nel dotare i propri figli che si recano a scuola di carta igienica.

Ma, ci viene detto occorre essere ottimisti: ci si chiede quali fonti possano assicurare questo stato di cose, dal momento che (9.) verrà ulteriormente garantita, con opportuni interventi, la parità tra scuola pubblica e privata che, francamente ci sembra già oggi oltremodo assicurata. Una ultima considerazione davvero importante. Si lavorerà per migliorare il rapporto esistente tra insegnanti di sostegno ed alunni in difficoltà (10.) Questo passaggio è quanto mai urgente ed indispensabile, se non altro per ricordare Franca Falcucci, Ministro della Pubblica Istruzione di vecchia scuola democristiana, della quale, chi l’avrebbe mai detto, potremmo anche avvertire la nostalgia.

ANDREA G. STORTI