da Andrea G. Storti | Documenti, Evidenza, Italia
Scorrono immagini e recensioni dell’undicesimo appuntamento politico della “LEOPOLDA” di Firenze. Questo ci ha consegnato, essenzialmente, un leader al capolinea della sua parabola. Al netto di alcune proposte politiche, il suo approccio generale arrogante, saccente e poco incline allo spazio per altri, assicura alla sua compagine un consenso stimato attorno al due per cento circa. Ma occorre saper andare oltre.
Ci si chiede ancora oggi quale sia la sua linea politica a parte il conclamato incrocio di interessi con quello che rimane di “Forza Italia”. Sospettiamo, tuttavia, che oltre a questo non ci sia nulla. La creazione e composizione del partito può dirsi fallita e quindi l’attività prevalente è consistita, da tempo immemore, nella sola capacità di far pesare gli eletti, ancorché provenienti originariamente da altri partiti.
Sarà quindi liquidato un partito definito “vecchio di zecca” non prima di agghindare quarantatré grandi elettori per la corsa all’elezione del nuovo, questo sì, Presidente della Repubblica. Segnatamente nel frattempo alcuni deputati di IV hanno stretto ulteriormente il rapporto con alcuni imprenditori e rappresentanti di spessore della cosi detta società civile. Quando visioni, affari e progetti si dispiegano IV non manca. Siamo di fronte ad una perenne oscillazione tra il tutto ed il niente, dove chi, a vario titolo, fa parte dell’entourage renziano si gioca la riconferma nell’agone parlamentare, come nelle stagioni calcistiche, non importa se a destra, sinistra o al centro.
L’assemblea legislativa nazionale avrà peraltro il compito di eleggere il prossimo inquilino del Quirinale, successore di Sergio Mattarella che,senza clamori, ha condotto un settennato largamente positivo. Anche per questo la ricerca di una nuova figura allo scopo non si presenta agevole. Tralasciando la figura di Silvio Berlusconi per candidare il quale occorre l’assenza di memoria ed una incredibile faccia di bronzo, si concentra l’attenzione su Mario Draghi il quale dovrebbe abbandonare l’attuale ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri senza che sia introdotta, di fatto e surrettiziamente una nuova forma di presidenzialismo, come è noto non prevista dalla vigente Costituzione. Vista così la matassa appare difficile da sbrogliare e, certamente, non in tempi brevi. La mediazione si annuncia particolarmente ostica, l’attesa notevole.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Evidenza, Italia, Programma
Si è conclusa la tornata di elezioni amministrative 2021.
Una prima seria preoccupazione è dettata dall’affluenza ai seggi rivelatasi misera poiché se nemmeno le grandi città portano le persone al voto significa che vi è un problema di fondo, costituito dalla impresentabilità dell’attuale classe politica con il suo fardello di nefandezze. In questo senso il primato va alla coalizione di centro destra i cui candidati a primo cittadino si sono rivelati, in genere, penosi, tanto da sancire una netta sconfitta soltanto molto parzialmente mitigata dall’esito elettorale di Trieste e Benevento.
Nemmeno i nuovi sindaci dell’area di centro sinistra possono definirsi eccellenti. Prima illusione.
Il solo Carlo Calenda, terzo classificato a Roma, ha presentato una idea nell’insieme innovativa di ricerca del consenso filtrata attraverso una programmazione seria nelle mani di persone capaci e corrette con sullo sfondo una carica di idealità oggi ormai smarrita in altri contesti politici. Basterà questo a far ritenere plausibile una formazione riformista che vada ad occupare il centro dello scacchiere della politica nazionale. Probabile seconda illusione.
Il PARTITO DEMOCRATICO sarà capace di guidare quanti ancora sostengono un insieme di ormai raggruppamenti che, comunque, fanno riferimento ad una sinistra moderata ed in questo come si porrà rispetto a quanto rimane dell’ormai finito “Movimento Cinque Stelle”? Qui si rischia la doppia illusione.
Le pulsazioni della società italiana nel suo insieme attuale peraltro non inducono a ritenere quest’ultima migliore della classe politica che ci rappresenta. Ogni passo positivo in questo senso avrebbe spazio infinito, a condizione che lo si sappia perseguire ed è evidenziato non soltanto in campo strettamente economico. Indipendentemente, cioè dal destino del Piano di Ripresa e Resilienza, ci auguriamo abbia fine questo clima di strisciante rifiuto totale che permea la comunità nazionale e che, forse quasi inevitabilmente, riporta a sovranismi e nazionalismi esasperati. É per battere questa condizione che la forza delle illusioni va contrastata fino in fondo. Diversamente, le parole di una destra reazionaria, non conservatrice in senso moderno, saranno destinate a prevalere ancora.
Intanto, ecco la perfetta foto di una illusione maturata: il Senato della Repubblica affossa in via pressochè definitiva il DdL Zan sulla lotta all’omotransfobia. Enrico Letta e Matteo Renzi si sono particolarmente distinti.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Evidenza, Italia
AGOSTO 1983 GOVERNO CRAXI – LUGLIO 2021 GOVERNO DRAGHI:IL NUOVO PRESIDENZIALISMO POLITICO ITALIANO
Questa la possibile lettura dell’attuale governo in carica che, tramite il suo Presidente licenzia – temporaneamente – il sistema dei partiti, tradizionalmente inteso.
In una Italia sempre più consegnata alla destra, quale forza esprimono i partiti rappresentati oggi al governo? Il PARTITO DEMOCRATICO è oggi guidato da Enrico Letta per disperazione e stato di necessità in quanto rappresenta un tentativo di amalgama non riuscito. Il MOVIMENTO CINQUE STELLE, sul baratro della definitiva implosione sopravvive grazie alla figura di Giuseppe Conte, evitando, nel breve volgere di tempo, un tracollo definitivo con la complicità del periodo di “semestre bianco”.
Stando ai numeri delle ultime elezioni politiche (2018) queste due forze raccolgono il 51% circa dei consensi elettorali. É noto, tuttavia, che la realtà di oggi è ben diversa e che l’espressione tecnico-politica dell’attuale governo risponde di fatto pressoché unicamente all’esigenza di garantire il salvataggio economico della Nazione attraverso le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Su tutto questo grava ancora lo spettro della pandemia sanitaria con una surreale distinzione riguardante la campagna vaccinale che una parte minoritaria dei concittadini ritiene con tutta evidenza superflua tacendo del vergognoso dibattito sull’adozione ed uso del c.d. “green pass”.
Dal punto di vista politico il dato è costituito, riteniamo, dal tentativo di saldatura in atto tra ” Partito Democratico” e “Movimento Cinque Stelle”: esso si esprime tuttavia decisamente al ribasso poiché rappresenterebbe, allo stato, la semplice fusione di due interessi di potere. Il P.D., da tempo, è soltanto questa plastica espressione; il “nuovo” M5S mira a diventarla in un incrocio tra esclusiva volontà di governo, movimentismo residuale ed immobilismo di sostanza.
In tutto questo Mario Draghi in primis deciderà, a meno di molto improbabili sconvolgimenti ed in coincidenza con la scadenza del mandato di Sergio Mattarella, se proseguire la sua esperienza di Presidente del Consiglio dei Ministri o divenire la massima rappresentanza istituzionale al Quirinale.
Per il momento si attendono, in ordine temporale, i risultati delle prossime amministrative a ROMA, MILANO, BOLOGNA, NAPOLI, TORINO e della Regione Calabria per comprendere soprattutto quale potrà essere il ruolo della “Lega” in ambito nazionale ed all’interno della coalizione di Centro Destra. Non secondariamente, si aprono importanti partite su temi quali il lavoro e le politiche attive ed il superamento di “quota cento” in ambito pensionistico, lo “smart working” ed il periodo di “quarantena sanitaria” che va rifinanziato.
Nel contesto politico internazionale occorrerà attendere il nuovo ruolo della Germania dove, dopo sedici anni di regno, tramonta Angela Merkel. Per noi un tempo sognato e politicamente irraggiungibile.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Su sollecitazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Mario Draghi irrompe sulla scena politica italiana e si appresta a formare il nuovo governo della Nazione. Il perimetro dell’intervento è chiaro – alto profilo e non riconducibile ad alcuna formula politica; rispondente ad una emergenza che è sanitaria, economica e sociale.
Dovrà tuttavia trattarsi di un esecutivo politico prima che tecnico poiché la congiuntura lo impone. Esso segna la sconfitta del sistema politico attuale trascinando con sé, dunque, il non dignitoso fardello di un Parlamento abusivo, da tempo non più espressione della volontà popolare poiché il consenso ha mutato il peso delle diverse forze politiche dal 2018 ad oggi.
L’adesione al nuovo esecutivo Draghi abbiamo ragione di ritenere comprenderà il Partito Democratico, compagine della vuota retorica uscito in maniera pessima da questa crisi perché non è mai esistito; parte significativa del Movimento Cinque Stelle che viaggia a vele spiegate verso la dissoluzione e che soltanto la figura di Giuseppe Conte potrà rallentare; una quota della Lega incredibilmente spiazzata dall’incarico all’ex Presidente BCE e dove, ancora una volta, Matteo Salvini si è dimostrato un dilettante; Italia Viva e Matteo Renzi, esperto demolitore e poi quasi nulla. Ciò che rimane del quadro politico odierno sono Giorgia Meloni – non pervenuta – e pochi altri rimasugli.
Volendo utilizzare una metafora marinara siamo indotti a pensare che ancor prima della assegnazione di incarichi e responsabilità risulta chiaro che la ciurma di sostegno è derelitta, ancorché incapace di ammutinamento. Ci si augura che il comandante, certamente in grado di tracciare la rotta per indiscutibile competenza sappia traguardare una volta superato il largo. Il fatto di godere di una linea di credito mai esistita in passato ci pone nella condizione di assumere il definitivo carattere di democrazia politicamente compiuta e matura abbandonando, ci auguriamo definitivamente, il ruolo di eterni inaffidabili non capaci di indirizzare al meglio il proprio talento creativo.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti
Mentre Joe Biden giura da Presidente degli Stati Uniti d’America, in Italia una esperienza di governo con ogni probabilità volgerà al termine perchè prima di tutto plastica espressione di un trasformismo posto in essere in prima persona dal Presidente del Consiglio custode di due opposte maggioranze politiche nell’arco di un tempo breve eppure significativo.
Innumerevoli voci si sono distinte nel constatare l’apparente follia di un processo di crisi di governo aperto nel pieno di una pandemia internazionale. Sarebbe stato ancora più grave avallare in questo contesto temporale una situazione di sostanziale immobilismo governativo con un coacervo di problemi la cui soluzione è stata procrastinata sine die.
Hanno senso, per esempio, provvedimenti legislativi e comunque dell’esecutivo lasciati privi di decreti di attuazione? O l’avvio di cantieri per opere la cui ricaduta economica è positiva.
Ha senso un piano finanziario esiziale per le sorti del Paese, il “Recovery Plan”, non discusso, anche se non all’infinito, in Parlamento?
Vogliamo chiederci quale futuro disegnare per la nostra Nazione, il cui tempo è adesso e non dopo che le principali forze politiche di governo (segnatamente Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle -inconciliabili) avranno deciso che cosa vogliono essere.
Vogliamo capire che non è compito del Presidente del Consiglio presentare una riforma elettorale, pur comprendendo che promettere un tale provvedimento allontana gli spettri di una mancata riconferma del seggio parlamentare.
Quattro esempi di interrogativi senza sciogliere i quali nessun impianto governativo ha significato e quindi rincorrere la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, certamente moderato, ed a qualche aggiustamento di compagine non fornisce certo ampio respiro ad una effimera, illusoria maggioranza di 156 volonterosi e nulla più.
Per andare dove, mentre invece non siamo in grado a tutt’oggi di conoscere le ragioni del più alto numero di decessi per evento pandemico tra le maggiori democrazie europee. Alcuni passaggi nella gestione delle problematiche legate all’evento pandemico sono risultati inoltre, questi sì, incomprensibili. Pensiamo alla scuola, con un continuo dibattito sulle misure da adottare proseguito in una fase relativamente recente sulle ali della scelta di un banco a rotelle. Ecco uno dei passaggi nel mirabolante intervento governativo.
Se questo è il passo, forse andare alle urne una volta avviata a superamento la straziante attualità sanitaria potrebbe rappresentare il male minore.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Joe Biden è il 46simo Presidente degli Stati Uniti d’America, dopo la proclamazione del Congresso.
In questo senso verrebbe da dire scampato pericolo; superata cioè la condizione riferita a colui che è stato, fatta eccezione – in parte – per la politica estera statunitense di gran lunga il peggior Presidente americano che la storia ricorderà. Centosessanta milioni di persone hanno così deciso il futuro degli USA. Una efficiente gestione della attuale pandemia internazionale, il riconoscimento dell’emergenza climatica, i diritti della persona: saranno questi i tre capisaldi della nuova politica americana.
Stride – dunque – enormemente l’immagine dei fatti di Capitol Hill a Washington che sanciscono l’attuale condizione degli U.S.A.,- Paese diviso -, dove il suo Presidente in carica si dimostra ancora una volta assolutamente irresponsabile. Dopo avere venduto per mesi una grande, tossica bugia riferita alla recente consultazione elettorale intrisa di brogli, egli ferma, assai tardivamente, la frangia estremista del Partito Repubblicano che soltanto alla sua persona risponde, dopo una ultimativa, folle predicazione.
Sul filo di lana la dirigenza del partito dell’elefantino ha preso le distanze – ci si augura definitivamente – da un simile personaggio, anche se abbiamo ragione di temere che non sarà così. Appare evidente che le successive rassicurazioni di Donald Trump possono anche non essere considerate veritiere.
Per contro, in Italia, sta forse per chiudersi l’esperienza di governo M5S-Partito Democratico. É bene che sia così, in quanto una serie di ragioni farebbero ritenere l’evento plausibile, se non auspicabile. Prima di tutto, la posizione di “Italia Viva”, ancorché proposta da un leader da tempo non più credibile, è certamente interessante perché pone questioni di metodo e merito rispetto all’esecutivo del quale semmai sorprende che IV ne faccia ancora parte.
Ancora, Giuseppe Conte (che qualcuno, qualche tempo fa, chiamava “Giuseppi”) non è certo politico a tutto tondo e, pertanto da non ritenersi ancora – fortunatamente – CONDUCATOR della nazione italiana poiché la responsabilità pubblica è sempre da considerare temporanea. L’attuale governo, nonostante le lodi del suo Presidente è impresentabile causa la zavorra principalmente rappresentata dai ministri ed accoliti pentastellati. Occorre dunque una radicale modifica della sua composizione. Qualche ritocco ministeriale avrebbe il sapore di una beffa.
Non nuove elezioni perché è evidente che una simile eventualità cambierebbe la quasi totalità dei componenti i due rami del Parlamento.
ANDREA G. STORTI