da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Il primo avviso,ignorato, risale ad alcuni mesi fa nella Repubblica Popolare Cinese.
Ad oggi registriamo migliaia di decessi in Italia. Siamo nel pieno di una tempesta virale in attesa del picco della stessa. Forse ancora attoniti ci chiediamo come sia potuto accadere, superato, dapprima, il passaggio ad altro secolo. Non serve a nulla. Può rappresentare tuttavia l’occasione per porci qualche interrogativo.
Può una delle più antiche democrazie del mondo attendere l’immunità di gregge o questa affermazione è stata soltanto sognata? Una non democrazia piegherà l’epidemia sul suo territorio: anche questo può atterrire.
Il nostro modello di vita è accettabile e granitico o merita di essere ampiamente riveduto? Dovremo essere ancora asserviti al prodotto interno lordo o questa logica deve essere almeno in parte superata? Abbiamo speso anni per tagliare milioni e milioni di spesa sanitaria nazionale premiando in questo senso chi ha saputo realizzare risparmi o siamo stati colti da una cecità assoluta? Al di là di classifiche sempre possibili che cosa misura la qualità della vita?
Quesiti importanti forse destinati a non trovare risposta, certamente non nell’immediato futuro. Con discreta probabilità, tuttavia, tendono ad emergere, cosa non scontata in tempi precedenti l’avvio dell’epidemia, poi evoluta. In tutto ciò quale può essere il ruolo del decisore politico, in generale? Esso è comunque fondamentale e non limitato a questioni contingenti quali possono essere ad esempio le misure adottate per contenere la pandemia in atto. In senso più vasto i recenti accadimenti segnano la fine dell’Unione Europea verificatasi prima al confine tra Grecia e Turchia con la cancellazione di ogni significato umanitario. Poi con la sospensione del trattato di Schengen che sancisce la preminenza degli interessi nazionali a danno della costruzione di una posizione politica europea ad iniziare dalla non più derogabile costruzione di un sistema fiscale europeo.
La prospettiva continentale europea, peraltro, si sgretola contro il muro delle prime nuove mosse in termini di politica economico-finanziaria da parte delle principali istituzioni di riferimento. Occorrerà in forma non scontata saper guardare ad Oriente per conservare la possibilità di guardare al futuro senza soffocanti angosce.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
All’indomani dell’esito elettorale umbro ci si interroga sulle attese ulteriori.
L’evidente stato di aperta crisi del “Movimento Cinque Stelle” lanciato verso la sua dissoluzione non sembra lasciare interrogativi aperti fatta, forse, eccezione per l’Emilia Romagna dove la partita tra candidati a governatore della Regione non ammette dubbi. Qui, centrosinistra contro centrodestra con M5S in solitaria propone sulla carta un equilibrio maggiore.
La situazione ad oggi della maggioranza parlamentare giallorossa è molto seria e le recenti dimissioni del Ministro dell’istruzione Fioramonti sono una pessima notizia; non per il personalismo che anch’esse rappresentano, ma perché confermano due evidenti e diverse situazioni:
- l’effettiva volontà di non investire sulla scuola;
- lo sfacelo di ciò che è stato o voleva essere il “Movimento Cinque Stelle”. In quest’ultimo caso soltanto il non ricorso a nuove elezioni politiche maschera il dato, ormai quasi comico, di formazione politica di maggioranza relativa.
Non ricordo governo che non abbia dichiarato la centralità della scuola nella moderna società salvo poi investire poco o nulla sulla questione, delegittimare nei fatti la funzione degli insegnanti, rendere la stessa un ambiente iperprotettivo nei confronti degli utenti, frullare le competenze, rendere il merito una questione quasi trascurabile, proclamare l’autonomia dell’istituzione senza dimostrarsi capaci di attuarla. A questo siamo, e l’orizzonte si presenta, se possibile, ancora più cupo.
Non manca che una decisione: consegnare il Paese a Salvini & Meloni. Con senso dell’ottimismo e disprezzo del pericolo si potrebbe rispondere negativamente all’ormai attuale interrogativo.
Ed allora ecco l’urgenza di costruire una nuova agenda di governo, una nuova capacità e livello di proposta, una attenzione spesso rovesciata rispetto all’incedere dei problemi, una capacità di ascolto e non la finzione di sentire. Precondizioni all’agire politico che oggi ci ha portato alla “terza Repubblica” conservando intatte le peggiori caratteristiche della prima e della seconda.
Un teatro della politica dove va in scena la più triste improvvisazione.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Il governo “Conte bis” o “Conte 2.0” inizia il cammino con una fragilità strutturale che sembra poco adatta alla “mission” che si è dato: una opportunità per una nuova politica. Obiettivo molto ambizioso che rischia di essere esiziale per le due principali forza politiche che lo compongono. Non ci interessa se esso è il frutto del trasformismo, fenomeno tutt’altro che nuovo nella politica italiana e non solo, perché rappresenta, invece, il superamento e tramonto definitivo dei partiti politici, intesi come forma di aggregazione, processo iniziato decenni orsono. Ecco perché siamo di fronte, prima di tutto, alla sconfitta della politica.
Tuttavia, un primo personaggio che ha saputo tratteggiare la partenza del nuovo esecutivo è senza dubbio Beppe Grillo, il quale resosi conto che il M5S rischiava ormai una strada senza ritorno dopo la gelida esperienza di governo con la Lega di Matteo Salvini ha, non soltanto cambiato alleato, ma pressoché azzerata la compagine ministeriale del suo Movimento, che del resto tempo prima aveva definito inadeguata. Hanno conservato il precedente ruolo soltanto il capo politico di M5S ma, con ogni probabilità non per molto ancora (brilla la stella di Giuseppe Conte); il titolare dell’ambiente, tema considerato irrinunciabile dal Garante tanto da posizionarsi anche a livello di Parlamento Europeo vicino ai VERDI, dopo l’infausta parentesi dell’alleanza con l’UKIP inglese di Niegel Farage ed ancora il Ministro della Giustizia, tema assolutamente delicato e dove si punterà ad implementare una nuova e stringente legge sul conflitto d’interessi.
Un secondo personaggio tornato attento a come muovere nell’agone politico poiché le qualità sono indiscutibili almeno all’interno del Partito Democratico è Matteo Renzi, il quale ha forse superato l’idiosincrasia verso i pentastellati ed ha proposto di guardare oltre, ad una situazione politico economica e sociale assolutamente difficile e da superare. Ha lasciato sullo sfondo l’ipotesi di creare una propria compagine politica ed indirizzato con Dario Franceschini i Democratici verso questa inedita e sofferta nuova esperienza. Dove si voglia approdare in futuro non ? chiaro, ma certamente con quest’ultimo passo egli è rientrato a pieno titolo nel perimetro politico di maggiore importanza.
Crediamo altresì di dover considerare in maniera diversa e negativa le figure, oggi, di Matteo Salvini e Nicola Zingaretti. Il primo per aver reso possibile un suicidio politico per delirio di onnipotenza. Il secondo per non aver osato nulla ad eccezione della vecchia e trita alchimia di potere da Prima Repubblica.
Attendiamo con impazienza.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
Il 20 Agosto si conoscerà l’esito dell’attuale impasse politico nazionale e cioè se formalmente si aprirà una crisi di governo ed a quali successivi passi darò corso. É evidente che Matteo Salvini ha commesso un clamoroso errore nei tempi e nelle modalità successive all’ipotesi di mozione di sfiducia nei confronti del governo cui ancora oggi appartiene. Uno dei principali attori della scena politica pare, pertanto, piuttosto confuso, dopo un tempo anche recente di eccessiva baldanza sfociata nella richiesta di pieni poteri propria soltanto della Germania nazista del 1933.
Salvini è inconsapevolmente riuscito a conferire nuova forza ad un ormai spento M5S che esclude una riedizione del governo giallo verde e ad un Partito Democratico non più totalmente disinteressato ad una ipotesi di esecutivo di legislatura, dopo che con la proposta di un governo istituzionale a termine si è riaffacciato sulla scena politica Matteo Renzi.
E’ evidente, seguendo i sondaggi, che il caso di ritorno immediato alle urne consegnerebbe l’Italia alla destra per la durata di cinque anni (Lega + Fratelli d’Italia) o nella migliore delle ipotesi comunque alla coalizione di centro destra.
Qualora si voglia evitare questa condizione, la prospettiva di un nuovo governo formato da 5S, Partito Democratico e formazioni minori è realisticamente l’unica possibile. Del resto, già all’indomani della conclusione delle ultime elezioni politiche del Marzo 2018 si fece strada questa ipotesi, poi superata dalla nascita del contratto tra Pentastellati e Lega.
Scissioni, creazione di nuove altre formazioni politiche potrebbero accadere ma non sposterebbero significativamente gli attuali equilibri politici. E’ del resto noto come in politica la coerenza non sia considerato il primo dei requisiti, così come non esiste il termine mai.
Da qualche tempo ormai lo sviluppo del consenso politico ha assunto caratteristiche profondamente diverse rispetto al passato anche recente ed è esso stesso in continua evoluzione poiché ormai permeato della velocità con la quale la società civile si trasforma dando vita a nuovi fenomeni. Occorrerà tenerne conto per non collocarsi fuori dal tempo.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
La conclusione della vicenda legata alla posizione del sottosegretario Siri (Lega per Salvini) all’interno dell’esecutivo conclusasi per effetto dell’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri che lo ha sollevato dall’incarico pone alcuni interrogativi politici tutt’altro che marginali.
Il primo dei quali è il seguente: che governo è mai quello che si regge soltanto ed unicamente sulla occupazione del potere? Poichè di questo si tratta.
Doveva trattarsi del governo del cambiamento e, dopo un primo sforzo rivelatosi purtroppo soltanto nominale, non si registrano fatti di rilievo. L’unica certezza è stata ed è tuttora una caratterizzazione della compagine che guida il Paese non soltanto sovranista ma, peggio, suprematista ed ultraconservatrice. Sorprende, ma non molto, poi, un esito di riflesso: siamo ormai isolati dal resto d’Europa. Potremmo affermare: ma chi se ne importa se l’Europa è questa di oggi? Il problema, tuttavia, è che in queste condizioni generali non avremmo titolo ad essere presenti sullo scenario continentale e che questo stato di cose minaccia di perpetrarsi indipendentemente dal risultato delle prossime elezioni di fine maggio. Non secondariamente assistiamo ad un inizio di mutamento di situazione politica in ambito europeo che ha probabilmente avuto inizio con il recente esito delle elezioni spagnole, dove il PSE inverte una tendenza sinora parsa generalizzata e si pone nuovamente come punto di riferimento politico della situazione iberica.
Quello che notevolmente preoccupa nel caso, invece, italiano, è la continua involuzione del “Movimento Cinque Stelle” che nel tentativo, non sappiamo quanto cosciente, di recuperare consensi a sinistra dello schieramento politico rischia una devastante implosione. La linea del così detto “governismo” impersonata dalla coppia Casaleggio Jr.-Di Maio non appare più salda per effetto di un continuo trasferimento di consensi in direzione della Lega, principalmente a causa di una significativa inadeguatezza del gruppo dirigente pentastellato, ormai conclamata.
L’ormai imminente voto europeo segnerà, quindi, un passaggio in questo senso decisivo. Il “contratto” con Salvini potrebbe volgere al termine.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Nel momento in cui cade l’ipotesi di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti del governo italiano per eccessivo debito collegato alla manovra economica 2019 e sta per chiudersi definitivamente l’iter di quest’ultima, ci sentiamo di esprimere sulla serie di misure varate alcune considerazioni prima di tutto di carattere generale.
Il primato della politica
É il decisore politico l’elemento caratterizzante le scelte di vita di un Paese e, pertanto non esiste che realtà diverse dalla politica possano determinare gli equilibri nazionali. Poi, politicamente una Nazione può decidere anche una cessione di sovranità: ma soltanto dopo ed in piena autonomia. Ciò a prescindere da ogni valutazione circa i singoli attori nel contesto internazionale. Nel caso specifico è altresì opportuno ricordare che l’attuale esecutivo italiano è espressione di quanto determinato dalla maggioranza dei suoi cittadini in occasione delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo. É inoltre assai significativo non dimenticare che la composizione dell’attuale maggioranza era ed è l’unica numericamente possibile se si vuole escludere un nuovo ricorso alle urne.
Scelte fondanti
Dell’insolito contratto sottoscritto che sta alla base del governo c.d. giallo-verde, due sono le misure principali sostenute rispettivamente dalle forze politiche oggi in maggioranza: il “reddito di cittadinanza” per il M5S ed il superamento della “Legge Fornero” in tema pensionistico per la Lega. Ora, che si tratti di due misure ispirate all’equità sociale e non più rinviabili mi sembra incontrovertibile; del resto lo stesso Partito Democratico nella precedente legislatura aveva promosso al riguardo iniziative analoghe (il reddito d’inclusione e l’introduzione di una forma di anticipo pensionistico, misure delle quali non entriamo qui nel merito specifico). Nessuna meraviglia, pertanto.
Certo, sussiste un problema di costi e reali coperture già evidenziato del resto nel corso dell’ ultima campagna elettorale e primaria voce di contrasto con la Commissione Europea (rapporto deficit-p.i.l. al 2,04 invece del 2,4 iniziale).
In Italia, tuttavia, qualsiasi provvedimento abbia oggi un risvolto economico-finanziario è reso particolarmente difficile dal debito pubblico monstre che grava sul capo di ciascun italiano.
Una parte non trascurabile degli indirizzi del nuovo governo segnala comunque un cambio direzionale non disprezzabile in termini di vision politica. Una maggiore attenzione ai bisogni che i cittadini nel senso più generale esprimono in luogo di una attenzione alle lobby finanziarie o di altra tipologia, rappresentano una novità importante nel panorama politico nazionale.
Il problema è semmai l’inadeguatezza del ceto politico che se ne fa carico. Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Ed è qui che occorre intervenire.
Alla luce di ciò sorprende negativamente che nella manovra presentata siano del tutto assenti o quasi l’investimento primo che distingue anche qualitativamente una moderna società civile, cioè quello in cultura ed istruzione ed in tutto ciò che può significare innovazione nei vari campi dell’agire dell’uomo.
Confidiamo di non attendere invano.
ANDREA G. STORTI