Il primo numero del “MONDO” usci in edicola il 19 Febbraio 1949 al costo di 80 Lire con 16 pagine. L’articolo di fondo -anonimo- era dedicato alla politica di Stalin con toni assolutamente critici. L’altro articolo a firma Carlo Sforza, allora Ministro degli Esteri, era dedicato all’Europa. Firme, argomenti, linea politica e culturale erano nettamente indicati fin dall’inizio. Nei numeri successivi l’area dei collaboratori continuò ad estendersi. Affiancarono Mario Pannunzio, nel corso del tempo, Ernesto Rossi, Eugenio Scalfari, Niccolò Carandini, Guido Olivetti, Ivanoe Bonomi, Gaetano Salvemini, Vittorio Gorresio, Luigi Einaudi. Altiero Spinelli. Ugo La Malfa, Guido Carli, Cesare Zappulli, Bruno Visentini, Alberto Ronchey per citare i più conosciuti, poichè nominare tutti sarebbe impresa impossibile.

Nell’oscura estate del 1964 prese corpo il golpe strisciante di De Lorenzo, fino al periodo delle stragi misteriose del 1969 e seguenti, delle trame – mai interrotte – dei Servizi Segreti, al golpismo “nero” di Borghese e della “Rosa dei Venti”, agli anni di piombo delle BR, di Prima Linea e di Autonomia, fino a giungere alla loggia P2 di LICIO GELLI . Ora, l’inizio di queste trame coincide, pur non essendone minimamente una derivazione, con l’avvento del PSI al governo del Paese in coabitazione con la Democrazia Cristiana e l’Italia è stata terreno di coltura dei poteri occulti, paralleli, e criminali, contro le istituzioni repubblicane.

Questi “esperimenti” tesi a rovesciare la democrazia italiana ebbero, negli anni sessanta, come punta d’iceberg il c.d. “Piano Solo” del Comandante dei Carabinieri, successivamente  seguito dalla strage di Piazza Fontana che aprì la strada a quello che – di fatto- è stato il tentato golpe “inconsapevole” di Mariano Rumor e Giuseppe Saragat, rispettivamente per un  pessimo periodo di quella storia repubblicana, Presidente del Consiglio dei Ministri il primo, della Repubblica, il secondo.

Siamo andati con la memoria a quegli avvenimenti che hanno attraversato vent’anni di vita italiana e che costituiscono  una delle chiavi di lettura della nostra storia contemporanea per comprendere appieno il significato attuale di una necessaria politica europea che superi le piccole patrie, a suo tempo puntualmente evocate – in negativo – da Marco Pannella.

La frattura intervenuta all’interno della redazione del “MONDO” nella seconda metà degli anni sessanta e che portò dapprima un significativo numero di intellettuali all’impegno diretto nelle principali Amministrazioni Comunali dell’area del Nord Italia (significativo tuttavia il caso di Elio Vittorini che rinunciò al suo mandato per favorire l’ulteriore presenza di un esponente del PSI) non consentì di superare l’angoscioso dilemma tra gruppo di pressione critica a carattere intellettuale e la forma partito,. Ciò determinò sostanzialmente la la fine dell’esperienza di Mario Pannunzio e del suo giornale.

I terzaforzisti del “Mondo” considerarono  a lungo i comunisti come una forza estranea ed alternativa al sistema democratico e la D.C. poco meno che una banda occupante il potere in nome e per conto del Papato almeno sino al 1948, con il successivo, storico passaggio a posizioni di un riformismo economico e sociale, ancora oggi traguardo non pienamente raggiunto.

La sinistra liberale, staccatasi dal partito originario (PLI)  aveva dato vita al Partito Radicale e si avviava ad un accordo con i socialisti. e, -marginalmente – con i Repubblicani.

La prima tratta era – dunque- compiuta.

Ora, a ridosso delle elezioni europee del 2024 si pone lo stesso dilemma, pur in condizioni storiche molto diverse e dopo che la politica ha perduto la sua caratteristica di motore dei mutamenti sociali, con un sistema dei partiti – intesi tradizionalmente – superato.  Tuttavia i dispersi, al di fuori degli schieramenti delle coalizioni di centro destra e centrosinistra – al netto della ancora “confusa” e scarsamente tollerata  presenza dei timidi seguaci di quella che è stata l’esperienza originaria del M5S, hanno il dovere di rialzare la testa, evitando anche il più piccolo dei personalismi, nessuno escluso.

ANDREA G. STORTI