Non ci possiamo esimere dal commentare l’esito delle Amministrative 2016 ed il fardello di nuove situazioni che esso genera.
Prima di tutto il successo del M5S. Atteso, prevedibile e previsto a Roma: sorprende, semmai, la proporzione dei consensi (67,2 per cento): qui, è chiaro che il Partito Democratico aveva già fatto di tutto, nel tempo, per determinare la propria sconfitta. Peraltro, il fatto nuovo è che la prima cittadina dell’urbe si misurerà nella difficile arte di governare e sarà osservata da tutti, costituendo da oggi il faro amministrativo del Movimento Cinque Stelle nel bene e nel male.
Sorprendenti sono, invece, l’affermazione di Chiara Appendino e la sconfitta di Piero Fassino a Torino. Quest’ultimo ha bene amministrato la città rafforzando un sistema di potere che si è andato consolidando nel corso degli anni. Ha scelto relazioni ed una chiara tipologia di approccio politico, tralasciando, in parte evidentemente significativa, le esigenze espresse dalla parte meno abbiente dei cittadini; al di là delle dichiarazioni, ha fronteggiato con parziale successo il mordere della crisi economica di questi anni, pur conseguendo risultati di bilancio interno al Comune apprezzabili. Dal punto di vista più generale, l’esito della consultazione non può essere semplicemente ed unicamente ricondotto al versamento di consensi degli elettori del centro destra verso il M5S in fase di ballottaggio per cui, in un assetto a tre l’unione di due poli determina fatalmente la sconfitta del terzo rimanente; giova ricordare che Piero Fassino ha costruito ed ottenuto appoggi elettorali trasversali all’area di centro sinistra e questo faceva ritenere quasi scontata una sua affermazione. La sua rivale ha dimostrato indubbie capacità di relazione con i cittadini elettori, la stesse che il Partito Democratico ha scientemente mollato. Ha saputo parlare alla gente, espressione, in questo caso, tutt’altro che ovvia.
L’affermazione del candidato del centro sinistra Giuseppe Sala ha salvato il governo di Matteo Renzi. Una vittoria importante, ancorché stretta (51,7 – 48,3,) ha, quindi, inoltre impedito l’avvio di una nuovo laboratorio politico di centro destra da trasferire a livello nazionale. Analoga operazione non è, per il momento, pensabile a Napoli dove la nettissima vittoria di Luigi De Magistris (Lista civica di sinistra) coincide con la desertificazione delle urne (affluenza al di sotto del 50%).
L’andamento della consultazione nella città di Bologna, poi, ridimensiona notevolmente i disegni egemonici della Lega Nord lepenista di Matteo Salvini. Non possiamo che esprimere un piacere nemmeno tanto sottile.
ANDREA G. STORTI
