Termina l’esperienza di più di mille giorni del governo di Matteo Renzi. Accade nel modo peggiore con un tonfo pesantissimo ed un verdetto inequivocabile ed ineccepibile. I cittadini italiani bocciano la proposta di riforma della Costituzione presentata dall’esecutivo con più di diciannove milioni di voti (pari al 59,11%) contro i circa tredici milioni di consensi attribuiti al SI’ -i l 40,89 per cento – …Un chiarissimo divario di sei milioni di schede elettorali.
É operazione facile con il senno di poi distribuire valutazioni ed individuare errori: tuttavia, il più macroscopico è senz’altro l’aver voluto -almeno inizialmente- personalizzare la sfida attorno all’esclusiva propria figura che parte dei concittadini detesta senza mezze misure. Forse ancora più importante – in senso negativo – aver abbandonato il ruolo di “rottamatore” ed essersi invece acconciato, nel tempo, ad una più semplice operazione di sostituzione di classe dirigente senza che venissero meno le caratteristiche della peggiore autoreferenzialità accompagnata da sola piaggeria politica.
Eppure qualche segnale positivo è intervenuto: alcuni provvedimenti di Legge molto attesi in tema di diritti civili e tutela delle fasce deboli, una attenzione progressivamente smarrita ai detentori di scarso reddito ed a forme di democrazia pressoché diretta, la ricerca di un diverso e più significativo ruolo dell’Italia in Europa con il suo carico di disastri (pensiamo, per esempio alle politiche migratorie): ha però preteso troppo dal suo Governo all’interno del quale hanno spiccato figure di qualità più estetiche che di caratura politica. Ha finito per accettare di rabberciare “alla democristiana” la sua impresentabile, nelle varie fasi, maggioranza (dapprima nei fatti con “Forza Italia” poi, con i suoi resti). Ha inscenato una battaglia senza quartiere sulla riforma costituzionale, ignorando che questo non era e non è certamente il primo dei problemi degli italiani presentando un testo di riforma indigeribile, toccando questioni che certamente appaiono vetuste ma per risolvere le quali non era forse necessario stravolgere la seconda parte del dettato.
Ha creduto di giocare in una sola metà del campo senza nemmeno tentare una diversa strategia. ED ORA?
In questo extra time è ancora il Partito Democratico a dover farsi carico delle redini del gioco. É profondamente sbagliato illudersi del contrario. Abbiamo sempre detto della centralità del Parlamento. Bene, vediamo se è soltanto una chiacchiera. Il ”Movimento Cinque Stelle” in questo caso assai correttamente chiede che la Consulta intanto si esprima sui quesiti sollevati a suo tempo a proposito della costituzionalità dell’ “Italicum”, primo passo per respirare ancora un’aria di democrazia. Va poi chiusa la Legge di bilancio nei tempi stabiliti.
Crediamo che il voto referendario abbia finito per assumere un evidente carattere politico. Attenzione a non confondere la volontà di non modificare sensibilmente la Costituzione con il consenso alla compagine politica. Sarebbe imperdonabile.
ANDREA G. STORTI
