“LA NOSTRA INTRANSIGENZA É UN VALORE”
(A. DI BATTISTA (M5S) 15.5.2016)
La definizione sopra riportata rappresenta, purtroppo, un colossale errore per chiunque si occupi di politica o intenda farlo. Spiace per l’autore che, periodicamente, infila delle gaffes clamorose. L’intransigenza è, infatti, per definizione, l’antitesi della politica. Può, pertanto, essere scusato soltanto per ragioni anagrafiche.
Riteniamo che il “Movimento Cinque Stelle” stia pagando il passaggio da forza movimentista ad una entità che si avvicina alla forma partito per senza ricercare questo traguardo. Il M5S si identifica con la rete; nel momento stesso in cui sceglie di guardare altrove e, legittimamente, all’alveo istituzionale, nel rappresentare quest’ultima nuova condizione perde all’istante la sua originalità e parte importante della sua forza propulsiva.
Ecco perché diviene fondamentale la ricerca di una strategia politica ed ogni sforzo nella costruzione di essa potrebbe rappresentare un fattore di nuovo successo.
Occorre tessere relazioni politiche, privilegiando il proprio punto di vista anziché chiudersi in una intransigenza autoreferenziale che, in mancanza di attenzione, viene scambiata per valore. Abbiamo la sensazione che i più rappresentativi primi cittadini del Movimento abbiano ormai sperimentato in forma diretta questa più complessa realtà mentre invece via sia nel Movimento una parte intransigente che costruisce un dedalo di regole interne che, pur necessarie, non possono costituire da sole l’unica barra di navigazione.
O si supera felicemente questa condizione o si è fatalmente destinati a rappresentare un’ala protestataria che non va oltre il vaffa, com’è stato agli albori di questa avventura.
La partita è ben più importante in questo caso degli avvisi di garanzia che hanno investito i sindaci di Parma e Livorno anche perchè a nessuno dei due protagonisti è contestata la corruzione: il primo è indagato per una nomina che riguarda un Ente pur importante della città ducale; il secondo per bancarotta fraudolenta in realtà verificatasi per una procedura di assunzione generalizzata (trenta persone) presso una azienda del Comune che è stata poi, per scelta, orientata alla procedura concordataria in forma preventiva.
Ancora, non ha alcun senso in questo caso affidarsi al Garante del Movimento, il quale da tempo attendeva di liquidare politicamente il sindaco emiliano, dopo aver mostrato di interpretare la giustizia a fasi alterne. Non si possono mostrare due diverse facce a seconda dell’interlocutore che ci sta di fronte. Forse è l’unico caso in cui accetteremmo di buon grado una sana rigidità.
ANDREA G. STORTI
