da Andrea G. Storti | Democrazia, Documenti, Europa, Evidenza, Italia

Se e quando questo orrore avrà termine esso ha nomi e cognomi il primo dei quali è questo signore in una immagine del suo ritorno al potere: era il 1979. Il fondamentalismo islamico è l’origine di tutto. Occorre, peraltro, riconoscere che allora buona parte della pubblica opinione guardò con favore al rovesciamento del regime di Reza Pahlavi, scià di Persia, apertamente sostenuto dagli Stati Uniti. I suoi accoliti di oggi, protetti dal velo islamico, -leggi Ali Khamenei- paiono, al confronto, mezze figure.
Qualche gradino più sotto sta Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU il quale ha pubblicamente preso le parti di HAMAS e, per questo, si dovrebbe dimettere, come Israele ha chiesto in sede di Consiglio di sicurezza. Si ritiene, inoltre che Israele dovrebbe lasciare progressivamente i territori della Cisgiordania.
Tuttavia, non è opportuno che egli si dimetta, poichè l’attuale situazione ha bisogno di tutto fuorchè di nuovi esempi di senilità precoce. Sta di fatto che, con questo, l’ONU ha toccato il fondo ed è oggi irrilevante.
Come non considerare il primo degli oligarchi russi, Vladimir Putin, autentico despota, nella convinzione che l’impero sovietico vada ricostruito e, pertanto, ogni lembo di terra nelle vicinanze prima cancellato ed in seguito aggregato alla madrepatria. Qualsiasi forma di autocrazia è guardata con favore. Per questa ragione la rivoluzione iraniana è pari a quella russa anche se il confine del 1917 può ritenersi ampiamente superato.
Nemmeno Israele è la culla della pace. Benjamin Netanyahu, detto Bibi , è un politico ed ex militare israeliano. La maestria tattica di Netanyahu rischia di produrre il disastro strategico di Israele imponendo fatti compiuti agli avversari ed ai critici. E’ il primo ministro più longevo della storia d’Israele. Alla guida del Paese dal dicembre 2022, lo è già stato dal giugno 1996 al 1999 ed ancora per un lungo periodo intermittente da allora al 2021. È membro della Knesset e leader del partito conservatore Likud. Si ha ragione di ritenere che una volta esaurita quest’ultima fase militare la politica israeliana boccerà definitivamente il suo operato e, di conseguenza, la sua figura.
Volodymyr Zelens’kyj, Presidente dell’Ucraina è, se possibile, il meno colpevole ma, da uomo di spettacolo qual era, viaggia ancora nella convinzione che per fermare la guerra sia necessario continuare a chiedere e ricevere costantemente armi.
Purtroppo, una ulteriore follia.
ANDREA G.STORTI
da Andrea G. Storti | Democrazia, Documenti, Evidenza, Italia

Ci lascia definitivamente Re Giorgio.
La sua figura si presenta a due facce. La prima, il dirigente politico comunista. La seconda, l’uomo delle istituzioni a tutto tondo. Separate eppur unite da un continuo filo rosso. Nel primo caso assolutamente innovatore, nel secondo tendente alla caparbia conservazione, più di ogni altra caratteristica. Ha rappresentato, all’interno dell’allora PCI, uno dei non molti dirigenti capaci di opporsi all’ortodossia, sulla scia di Giorgio Amendola. Egli riteneva infatti possibile il graduale approdo ad una socialdemocrazia compiuta attraverso un cammino fatto di continui miglioramenti in questa direzione. Da qui la corrente di pensiero definita “migliorista” di cui è stato sempre il principale esponente; favorevole ad un costante rapporto di collaborazione con il Partito Socialista Italiano pur se rappresentato all’epoca da Bettino Craxi per molti comunisti ritenuto, invece, il nemico da abbattere politicamente.
Rimarranno incancellati il suo solido europeismo, la sua amicizia con Altiero Spinelli; ancora, la sua pacatezza, la sua cultura saranno certamente d’esempio. Non è casuale si sia trattato del primo comunista italiano divenuto Presidente della Repubblica, dopo l’esperienza di Massimo D’Alema alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel recente passato. Egli ha connotato la sua esperienza politica anche attraverso una serrata avversione al fenomeno del populismo. Memorabile, a questo proposito, la requisitoria tenuta nel 1988 da Napolitano nei confronti di Ignacio Lula Da Silva, oggi nuovamente presidente del Brasile al quale rimproverò il giovanile settarismo come modello di antagonismo alla sinistra moderata.
Ricordò tutto questo anni dopo quando in Italia crebbe il consenso attorno al “Movimento Cinque Stelle” di Beppe Grillo. Per nella consapevolezza che i partiti tradizionali fossero esclusivamente ridotti a macchine di potere e clientela, condizione anche dell’oggi, egli accettò di dare il via ad un secondo mandato quale Presidente della Repubblica Italiana per la prima volta nella storia nazionale. Si trattò -a nostro avviso- di un errore politico, così come, quale responsabile degli esteri del PCI, egli chiuse gli occhi di fronte al dilagare della corruzione politica ed amministrativa della c.d. tangentopoli che, come ora è noto e riconosciuto, coinvolse l’intera classe politica, PCI compreso ma non allo stesso modo perseguito. La ciambella di salvataggio che Napolitano lanciò al sistema partitocratico rappresenterà a lungo una macchia nella storia politica di Re Giorgio, quasi monarca delle istituzioni italiane.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia

Gli scenari di guerra internazionale consegnano oggi un nuovo capitolo.
La granicità del regime di Vladimir Putin in Russia viene meno non ancora perché piegato dall’Ucraina con il concorso internazionale, ma per un ammutinamento militare interno guidato da Evgenij Prigozhin altra faccia della stessa medaglia.
Accade nei regimi auotcratici dei quali la Federazione Russa è un esempio di scuola ed -infatti- non è la prima volta: pensiamo al 1991 (rovesciamento non definitivo di Gorbaciov che spianò la strada alla conquista del potere da parte di Boris Eltsin, non casualmente colui che indicherà, poi, V. Putin suo successore).
Altra considerazione, pur con il senno di poi: affidare la propria quasi esclusiva sorte bellica a gruppi di mercenari può rivelarsi un errore esiziale, in particolare se poi gli si vorrebbe sciogliere a proprio piacimento.
Ancora, non dimentichiamo che nella Russia attuale esistono alcuni altri esempi di milizie a pagamento: per citarne uno: il colosso internazionale GAZPROM, leader mondiale nel settore energetico, ha una propria struttura di difesa interna.
Il passaggio dall’economia statale al libero mercato non è certo avvenuto limpidamente, se la mafia russa è balzata da tempo agli onori della cronaca quasi ovunque. Ma questo è un altro aspetto, diremo fuori contesto per ciò che conosciamo. La Russia ha, del resto, conservato la capacità di filtrare le informazioni, caratteristica propria dell’U.R.S.S.
Per questa ragione la vicenda della quale da ormai più di un anno ci stiano occupando è ancora lontana dell’epilogo e la fase ultima ha un carattere di sospensione.
Pertanto, i Paesi di rilevanza maggiore ( Cina, Stati Uniti, Turchia in primis) devono continuare a tessere la tela della diplomazia per giungere, anche sull’onda di questi incresciosi incidenti interni agli Stati, ad un superamento del conflitto tra Russia ed Ucraina capace di disegnare futuri scenari di pace.
Poco ancora incide, purtroppo, L’Unione Europea.
Italia non pervenuta, senza alcuna forma di stupore.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
L’esito delle recenti elezioni amministrative che hanno riguardato circa seicento sindaci assegna una vittoria granitica del centro destra nei capoluoghi di provincia, ad eccezione della città di Vicenza dove si è imposto un candidato del P.D. che ha molto accentuato il carattere civico della sua presenza elettorale.
Un forte vento di destra continua a spirare sulla politica italiana. Questa condizione oltre a condurre ad una facile previsione circa l’esito amministrativo chiarisce che in vista della scadenza delle elezioni europee del prossimo 9 giugno 2024 l’assetto politico nazionale tenderà a modificarsi fors’anche in maniera sensibile.
FORZA ITALIA ha perduto la sua guida, imprenditore lungimirante, grande uomo di sport, figura politica comunque di primo piano dal 1994 ad oggi.
Silvio Berlusconi ha tuttavia fallito nel suo principale obiettivo politico cioè quello di dare una forza stabile ed una presentabilità inattaccabile ad un’area conservatrice di ispirazione liberale. Peggio ancora è accaduto in senso culturale dove una – tendenzialmente felice – intuizione comunicativa ha invece riportato paurosamente indietro i valori esistenziali della società italiana. Egli ha trascinato buona parte dei concittadini in un sogno rivelatosi poi nel corso degli anni impraticabile se non per sé o pochi altri, calpestando e piegando troppo spesso ai propri interessi le istituzioni di cui per lungo tempo ha fatto parte, ad eccezione di una sospensione dal seggio senatoriale intervenuta nel 2013.
Avanza, peraltro, un possibile retaggio di segno negativo.
La definitiva esplosione del partito di “Forza Italia” la cui nota esposizione debitoria è, per inciso, garantita dal suo fondatore, potrebbe portare nuova linfa politica al partito dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri ed, in subordine, per esempio ad “Italia Viva” di Matteo Renzi favorendo un ipotizzabile consolidamento a destra dell’attuale asse politico. Se così accedesse, viene da chiedersi quale ruolo intenda svolgere una sinistra piegata al ritorno ideologico senza accenno ad una posizione invece plurale e di effettiva modernità.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Un grande spazio di ricostruzione: così appariva una ipotetica area di centro politico all’indomani delle elezioni del 25 settembre scorso. A condizione che si sappia tracciarlo e percorrerlo.
Oggi non si può ritenere che queste condizioni siano diverse. Sono gli attori principali ad aver modificato le loro posizioni. Com’era forse scritto la coabitazione Renzi – Calenda non ha retto.
Occorre dire subito che la grande delusione si è rivelata la figura del leader di “AZIONE”, perché tale si presume fosse.
Nessuna motivazione politica ha giustificato questa sua ultima evoluzione.
Pertanto se ne deduce che all’origine del nuovo voltafaccia che ha avuto per protagonista Carlo Calenda vi siano evidenti posizioni personalistiche , mai negate in precedenza e tuttavia non sopite o superate. Non pare tra l’altro accettabile una sorta di processo alle intenzioni nei confronti di Matteo Renzi, reo di non accettare la confluenza della sua “ITALIA VIVA” in un unica nuova forza politica, poiché questa condizione è tutta da dimostrare.
Sembra quasi che questi personaggi della politica nazionale preferiscano l’irrilevanza dei consensi alla detenzione di un illusorio potere personale, senza alcun rispetto per gli elettori nonostante espressioni – in questo senso – assolutamente tardive.
Quindi, si ritorna indietro, cioè all’ipotesi di una federazione delle forze laiche e riformiste italiane come argine ad una destra politica ancora incompiuta ed una sinistra o pseudo tale che sembra tornare a barricarsi nell’ideologia.
La complessità dei problemi sociali, il loro avvio a soluzione richiede una forte presenza di ispirazione europea. Questo dev’essere i cammino da percorrere. All’interno di ciò si lavori per costruire una strategia degli interventi credibile ed al passo con i tempi. Serve mantenere la barra di navigazione proposta dal governo uscente della legislatura appena trascorsa ed affiancare ad essa quegli elementi di novità capaci di proiettare l’Italia politica in una dimensione qualitativa di livello superiore.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Europa, Evidenza, Italia
Con una certa sorpresa Elly Schlein è il nuovo segretario del Partito Democratico.
A questo dato di fatto si accompagnano altre note, alcune positive.
Anche in questo caso una donna assume la guida di una importante compagine politica.
L’afflusso alle “primarie” del P.D. è stato significativo, pur in presenza di “infiltrazioni” di altro orientamento politico che induce a riflettere sull’uso continuo di questo strumento certamente indicativo di un notevole grado di apertura ma altrettanto non indispensabile. Per la prima volta, dunque, il voto degli iscritti viene sovvertito nell’esito da una consultazione maggiormente ampia, ma questo rappresenta un passaggio coerente con il continuo distacco dei cittadini dalla politica e, soprattutto, dai partiti. Pensare ad altro in questo senso risulterebbe assolutamente ingannevole.
Al tempo stesso tramonta definitivamente il progetto originario del PARTITO DEMOCRATICO cioè quello di creare un positivo amalgama tra provenienze e culture diverse, – la sinistra, il cattolicesimo e la caratura riformista – operazione ambiziosa ma fallita – togliendo al riguardo ogni futura illusione. I ritardi accumulati pesano terribilmente sul risultato finale e portano alla necessità di ridisegnare quasi completamente il campo politico.
Nuovi scenari si aprono. Potrà una terza forza, – autenticamente soltanto riformista – fare breccia rispetto a due poli di centrodestra e di centrosinistra ormai formati ,pur non avendo un carattere granitico, tutt’altro. Se pensiamo, infatti alla loro essenza le distanze tra la Lega e “Fratelli d’Italia” da una parte, e Partito Democratico e “Movimento Cinque Stelle” dall’altra sono ancora oggettivamente sensibili.
L’attenta osservazione della recente storia politica italiana ci consegna, del resto, un fragoroso elenco di fallimenti: la dissoluzione del tentativo di espansione nazionale da parte della Lega di Salvini, il superamento del M5S originario di Beppe Grillo per citare gli esempi di maggiore rilevanza.
Se ad un ritardo almeno decennale si accompagna una lettura a dir poco errata delle trasformazioni sociali e della velocità delle stesse, così come oggi è straordinariamente rapida la mobilità elettorale, si comprende l’ineluttabilità di un nuovo punto di partenza.
Bisognerà rispondere presente!
ANDREA G. STORTI