Sotto il cielo della politica nazionale

Sotto il cielo della politica nazionale

Settembre 2020 tende a rappresentare un crocevia importante per la politica nazionale poiché si compiranno alcune scelte che influenzeranno i futuri, prossimi anni. Ci riferiamo al percorso che partendo dal referendum confermativo sul taglio dei parlamentari già approvato da Camera e Senato condurrà, attraverso elezioni regionali e scadenze economico-finanziarie fondamentali (“recovery fund” ed eventuale adesione al MES) all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Per quanto concerne l’appuntamento referendario, gli ultimi sviluppi inducono a ritenere che una reale volontà politica dell’attuale maggioranza possa consegnare prima della data del 20 e 21 Settembre un nuovo testo di legge elettorale (proporzionale con sbarramento al 5%) accompagnato da quelle procedure individuate per consentire un corretto equilibrio istituzionale (maggiori garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica; accesso democratico alle formazioni minori con pluralismo politico e territoriale; elezione del Senato della Repubblica su base circoscrizionale e non regionale; riforma dei requisiti di elettorato attivo e passivo nell’elezione dei due rami del Parlamento sono da considerarsi in questo senso i punti principali). Questa serie di passaggi indica come ineluttabile una affermazione del SI alla prossima consultazione.
La forza politica che rischia maggiormente in questo senso è rappresentata dal “Movimento Cinque Stelle” che pure è stato il principale promotore dell’iniziativa referendaria.
Il rinnovo di un significativo numero di Consigli Regionali dovrebbe, invece,? accompagnarsi all’affermazione delle coalizioni di centro destra senza che questo abbia ripercussioni di rilievo in ambito nazionale.
Diverso il peso e significato che assumeranno le decisioni di carattere economico-finanziario che spettano alla politica. In questo contesto il prolungarsi della pandemia sanitaria costringerà a forzare la situazione. Probabilmente l’accesso al MES diverrà condizione di fatto non pi? rinviabile, mentre occorrerà una particolare attenzione nella predisposizione di un progetto di utilizzo delle risorse finanziarie provenienti dall’Europa cosi faticosamente acquisite. Non si potrà nel frangente argomentare che le istituzioni europee non abbiano svolto positivamente e per intero il proprio ruolo. L’Italia si gioca, pertanto, in questa occasione larga parte della credibilità internazionale e con essa la classe dirigente politica del Paese che, comunque, non crediamo all’altezza della situazione. Speriamo di sbagliare.

ANDREA G. STORTI

Partita chiusa, ed ora una nuova mano

Partita chiusa, ed ora una nuova mano

Il 20 Agosto si conoscerà l’esito dell’attuale impasse politico nazionale e cioè se formalmente si aprirà una crisi di governo ed a quali successivi passi darò corso. É evidente che Matteo Salvini ha commesso un clamoroso errore nei tempi e nelle modalità successive all’ipotesi di mozione di sfiducia nei confronti del governo cui ancora oggi appartiene. Uno dei principali attori della scena politica pare, pertanto, piuttosto confuso, dopo un tempo anche recente di eccessiva baldanza sfociata nella richiesta di pieni poteri propria soltanto della Germania nazista del 1933.
Salvini è inconsapevolmente riuscito a conferire nuova forza ad un ormai spento M5S che esclude una riedizione del governo giallo verde e ad un Partito Democratico non più totalmente disinteressato ad una ipotesi di esecutivo di legislatura, dopo che con la proposta di un governo istituzionale a termine si è riaffacciato sulla scena politica Matteo Renzi.
E’ evidente, seguendo i sondaggi, che il caso di ritorno immediato alle urne consegnerebbe l’Italia alla destra per la durata di cinque anni (Lega + Fratelli d’Italia) o nella migliore delle ipotesi comunque alla coalizione di centro destra.
Qualora si voglia evitare questa condizione, la prospettiva di un nuovo governo formato da 5S, Partito Democratico e formazioni minori è realisticamente l’unica possibile. Del resto, già all’indomani della conclusione delle ultime elezioni politiche del Marzo 2018 si fece strada questa ipotesi, poi superata dalla nascita del contratto tra Pentastellati e Lega.
Scissioni, creazione di nuove altre formazioni politiche potrebbero accadere ma non sposterebbero significativamente gli attuali equilibri politici. E’ del resto noto come in politica la coerenza non sia considerato il primo dei requisiti, così come non esiste il termine mai.
Da qualche tempo ormai lo sviluppo del consenso politico ha assunto caratteristiche profondamente diverse rispetto al passato anche recente ed è esso stesso in continua evoluzione poiché ormai permeato della velocità con la quale la società civile si trasforma dando vita a nuovi fenomeni. Occorrerà tenerne conto per non collocarsi fuori dal tempo.

ANDREA G. STORTI

In attesa della chiusura

In attesa della chiusura

L’esito del voto delle europee 2019 consegna per l’Italia alcuni messaggi inequivocabili: lo spostamento decisamente a destra dell’elettorato nazionale con la prevalenza della Lega (34,3%); ancora un arretramento del Partito Democratico in termini di consensi numerici assoluti (22,8%, pur rispetto al 18,8 delle politiche 2018); una implosione del M5S ( 17,1 contro 21,2 delle precedenti Europee, e 32,7 delle politiche 2018 – percentuali agghiaccianti -) che potrà comportare una futura irrilevanza del movimento nello scacchiere politico; un drastico ridimensionamento di Forza Italia e della sua figura preminente, Silvio Berlusconi, ancora per poco.
Siamo tuttavia di fronte ad un nuovo aumento del nostro debito pubblico e, pertanto nelle vicinanze del baratro di una sciagurata procedura di infrazione. La nuova frizione con gli organismi europei arriva da lontano ma, va detto, la Commissione non ha agito correttamente ed in maniera univoca nei confronti dei principali Paesi tra i quali l’Italia. Inoltre, è dimostrato che le prese di posizione economica dell’Unione non hanno certamente favorito politiche espansive o di crescita complessiva, né tantomeno avuto attenzione per il sociale. In un simile quadro prospettare al proprio interno una politica economica di stampo “trumpiano” con una cancellazione della progressività delle aliquote applicate in ambito fiscale pare di difficile realizzazione, ma potrebbe peggio rivelarsi suicida. Potrà rappresentare quest’ultimo il grimaldello che apre una crisi di governo, assai più che un provvedimento sul salario minimo, misura economica teoricamente corretta ma non decisiva.
Come si è detto in apertura, il secondo contraente di governo, il M5S, non è certamente nelle condizioni attuali di dettare alcunché né lo sarà in futuro, ma trascorsa l’estate potrebbero giungere a maturazione le condizioni per un rinnovato assetto istituzionale concernente il ruolo parlamentare. Questo potrebbe anche significare la fine dell’esperienza del governo gialloverde della Repubblica. Le posizioni di leadership nell’esecutivo non sembrano oggi modificare il pericoloso vento destorso che spira con forza e la cui fase calma non è presente o avvertita.
Peraltro, nel breve volgere di tempo abbiamo visto consumarsi figure politiche più o meno carismatiche che sembravano inattaccabili. La saggezza e l’esperienza consigliano attenzione.

ANDREA G. STORTI

Quasi fine dei giochi

Quasi fine dei giochi

La conclusione della vicenda legata alla posizione del sottosegretario Siri (Lega per Salvini) all’interno dell’esecutivo conclusasi per effetto dell’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri che lo ha sollevato dall’incarico pone alcuni interrogativi politici tutt’altro che marginali.
Il primo dei quali è il seguente: che governo è mai quello che si regge soltanto ed unicamente sulla occupazione del potere? Poichè di questo si tratta.
Doveva trattarsi del governo del cambiamento e, dopo un primo sforzo rivelatosi purtroppo soltanto nominale, non si registrano fatti di rilievo. L’unica certezza è stata ed è tuttora una caratterizzazione della compagine che guida il Paese non soltanto sovranista ma, peggio, suprematista ed ultraconservatrice. Sorprende, ma non molto, poi, un esito di riflesso: siamo ormai isolati dal resto d’Europa. Potremmo affermare: ma chi se ne importa se l’Europa è questa di oggi? Il problema, tuttavia, è che in queste condizioni generali non avremmo titolo ad essere presenti sullo scenario continentale e che questo stato di cose minaccia di perpetrarsi indipendentemente dal risultato delle prossime elezioni di fine maggio. Non secondariamente assistiamo ad un inizio di mutamento di situazione politica in ambito europeo che ha probabilmente avuto inizio con il recente esito delle elezioni spagnole, dove il PSE inverte una tendenza sinora parsa generalizzata e si pone nuovamente come punto di riferimento politico della situazione iberica.
Quello che notevolmente preoccupa nel caso, invece, italiano, è la continua involuzione del “Movimento Cinque Stelle” che nel tentativo, non sappiamo quanto cosciente, di recuperare consensi a sinistra dello schieramento politico rischia una devastante implosione. La linea del così detto “governismo” impersonata dalla coppia Casaleggio Jr.-Di Maio non appare più salda per effetto di un continuo trasferimento di consensi in direzione della Lega, principalmente a causa di una significativa inadeguatezza del gruppo dirigente pentastellato, ormai conclamata.
L’ormai imminente voto europeo segnerà, quindi, un passaggio in questo senso decisivo. Il “contratto” con Salvini potrebbe volgere al termine.

ANDREA G. STORTI

Una desolazione infinita

Una desolazione infinita

Tra qualche settimana si torna al voto. É un momento importante perché chiude una serie di appuntamenti elettorali che hanno visto in precedenza i cittadini di Gran Bretagna, Francia, Germania, per citare le maggiori nazioni europee, confrontarsi politicamente. É bene che ciò avvenga anche in Italia, dove, negli ultimi anni ed almeno da un mandato parlamentare la rappresentatività del popolo è risultata deficitaria, per usare un eufemismo. Al superamento di questa condizione non ha giovato l’approvazione di una nuova legge elettorale, pur resasi necessaria: tuttavia, occorre dire che il nuovo strumento elettorale che si è a maggioranza approvato era, con ogni probabilità, l’unico possibile nel frangente.

La campagna elettorale che ormai volge alla conclusione ha peraltro rappresentato il nulla.

Nessuna forza politica è stata in grado di delineare una visione d’insieme dello sviluppo sociale italiano del prossimo decennio. Abbiamo invece assistito ad un irrealizzabile elenco di promesse che affoga nella mancanza di coperture finanziarie proposto da candidati non esattamente presentabili. Abbiamo assistito persino alla nuova condizione di soggetti espulsi dalla propria formazione politica prima ancora della corsa effettiva, per non aver essi stessi rispettato regole interne legate all’obbligo di donazione. Per quanto concerne, del resto, il “Movimento Cinque Stelle” stupisce una volta di più che uno dei suoi massimi esponenti a livello nazionale abbia improvvisamente preso cappello salutando tutti in piena campagna elettorale in maniera poco edificante. Né può essere considerato molto diverso il caso di un Assessore al Comune di Salerno del Partito Democratico dimessosi perché indagato nella sua responsabilità.

La coalizione di centro destra che i sondaggi indicano come prevalente sembra, invece, inseguire se stessa ed i suoi principali esponenti in un tourbillon dove non è ancora chiaro se si sentono o meno appartenenti all’Europa. Dilemma che ci sembra molto serio, mentre non è per nulla serio riferirsi al razzismo confondendo questo con il pesante fardello del problema dell’immigrazione internazionale.

Un panorama assai desolante per il prossimo futuro.

ANDREA G. STORTI

Avanti, forse verso il nulla

Avanti, forse verso il nulla

La nuova legge elettorale “Rosatellum 2.0” è pubblicata in Gazzetta Ufficiale con il numero 165 del 2017. Verrebbe da dire un passaggio notevole, perché atteso da lungo tempo. Giunge al traguardo con una significativa maggioranza dei voti parlamentari, tuttavia appesantita da un numero anch’esso significativo di voti di fiducia in sé negativi poiché il continuo ricorso ad esso mina la democrazia. Occorre, del resto affermare che il ruolo esercitato dall’opposizione, in particolare il “Movimento Cinque Stelle”, si è caratterizzato per il continuo ricorso alla richiesta di voto segreto sui singoli articoli sino ad allora palesemente contrastato in ogni sede. Ciò ha impedito lo sviluppo di una qualitativa dialettica nel dibattito politico e si è perciò trattato dell’ennesima occasione perduta.

Si attendeva poi l’esito dell’importante elezione dell’Assemblea Regionale Siciliana che ha visto primeggiare il raggruppamento politico di centro destra in maniera piuttosto netta. Il “Movimento Cinque Stelle”, giunto secondo, è uscito di fatto pesantemente sconfitto pur con un buon risultato, in quanto sino ad un anno fa circa veniva dato sicuro vincitore. Il Partito Democratico ha pagato lo sfascio della precedente giunta Crocetta, una alleanza sbagliata (con AP di Angelino Alfano); la sinistra ha voluto contarsi ed ha preso atto della sua irrilevanza. Nel contempo si segnala un significativo apporto del voto disgiunto a favore del candidato 5 Stelle proveniente essenzialmente dalla coalizione perdente del PD.

Ora il tema cruciale diviene, anche alla luce dell’esito siciliano, il seguente: occorrerà costruire in tempi ragionevolmente rapidi delle coalizioni che sono imposte dal nuovo provvedimento elettorale dove il sistema di voto è segnatamente proporzionale ma con un numero importante di collegi uninominali (il trentasei per cento, se non andiamo errati).

La parte destra dello schieramento politico viaggia in questa direzione ed almeno formalmente si presenterà unita alla scadenza della prossima primavera elettorale. Il centro sinistra dovrà perseguire obiettivo analogo se si vuole evitare una sicura sconfitta: pertanto il Partito Democratico dimostrando di essere realmente il perno dello schieramento dovrà saper costruire una alleanza credibile ed al tempo stesso? la sinistra eviterà di cadere in un macroscopico errore di valutazione qualora? rifiutasse di prendere parte alla coalizione. Finché il M5S continuerà a presentarsi da solo si autocondannerà all’insuccesso.

Il rischio notevole è comunque quello di veleggiare verso il nulla. La cifra quaranta potrebbe rappresentare un orizzonte irraggiungibile.

ANDREA G. STORTI