da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
Le vicende della politica internazionale configurano attualmente degli scenari piuttosto alterni ai quali guardare con speranza o sconcerto e preoccupazione. Iniziamo dai primi. Un esponente musulmano del Labour Party, Sadiq Kahn, è sindaco di Londra. Solamente poco tempo fa questa notizia sarebbe stata impensabile. Ciò che è ancora più strabiliante è che il suo competitor incarnava la capitale inglese nella sua perfetta accezione. Eppure ha perso. Il vincitore è, invece, l’emblema della tolleranza a tutti i livelli.
Per contro nella, un tempo civilissima Austria, Norbert Hofer, successore del fortunatamente quasi dimenticato Jorg Heider leader della destra xenofoba, potrebbe divenire il prossimo Presidente della Repubblica ed un’ondata di generica intolleranza percorre lo Stato sino al confine con l’Italia dove si vorrebbe costruire uno sbarramento. L’Unione Europea dovrebbe impedirlo, ammesso che sia in grado poiché proprio quest’ultima è esposta ad ogni vento possibile e procede con andatura molto incerta, tale da mettere in discussione gli accordi di Schengen. Stretto tra un rigore monetaristico non ancora abbandonato, incapace nella gestione politica dei flussi migratori, lontanissimo dal costruire prima di tutto una Europa della solidarietà che pone al centro la persona umana il vertice del vecchio continente ascolta attonito il messaggio edificante di Papa Francesco ma non dà ad esso alcuna continuità di ascolto.
E la nostra Italia?
Molto più prosaicamente ci attestiamo alla mediocrità di nuovi, decisivi episodi. Questa volta si tratterà di valutare il concorso in bancarotta fraudolenta a carico di Filippo Nogarin (M5S) sindaco di Livorno, tutto da dimostrare, oppure dell’interrogativo, del tutto nuovo, se i togati possano occuparsi in forma diretta di politica oppure ancora se sia corretto escludere per vizio formale dalla competizione elettorale di Roma Capitale l’imponente figura politica di Stefano Fassina , candidato a Sindaco e primo rappresentante di un partito i cui consensi, sempre nuovi, rispecchieranno valori poco pi? alti del famigerato prefisso telefonico di bossiana memoria. Per fortuna la nostra credibilità internazionale passa anche attraverso le notevoli capacità di un allenatore di calcio che sul suolo italico pochi avevano considerato. Tanto per cambiare……Austria Norbert Hofer
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Evidenza, Italia
Questo nostro importante centesimo appuntamento è dedicato ad un fenomeno tipico della politica italiana, cioè l’essere perennemente in campagna elettorale. Tuttavia, tra circa un mese più di centotrenta amministrazioni comunali dovranno essere rinnovate, alcune delle quali particolarmente importanti a partire dalla capitale dello Stato.
In questa prima situazione abbiamo ragione di ritenere che sia concretamente realizzabile una affermazione della candidata del M5S (Movimento Cinque Stelle) principale e, forse, unica forza di opposizione politica del Paese. Possiamo, infatti, affermare che siano state a suo tempo consegnate ai rappresentanti del movimento ispirato da Beppe Grillo le chiavi del Campidoglio. Pur non essendo, infatti, particolarmente qualitativa l’opposizione messa in atto in Roma dagli esponenti del M5S, ricordiamo, invece, come il Partito Democratico abbia fatto di tutto per perdere consensi e, come accade troppo spesso in questi frangenti, stia riuscendo magnificamente nell’impresa. Per quanto riguarda sempre Roma Capitale, merita una speciale menzione l’area politica di centro destra, ancora una volta decisiva nel mostrarsi irrilevante. La scelta di presentare ciascuno un proprio candidato è un esempio perfetto di suicidio politico.
Non basta. In un diverso agone, Milano, gli alfieri del centro destra nel contrapporsi a Giuseppe Sala, rappresentante del centro sinistra, di derivazione manageriale, propongono anch’essi un uomo d’industria, Stefano Parisi, riportando insieme ed indietro la capitale meneghina ai tempi, che credevamo giustamente dimenticati, di Letizia Moratti. Evidentemente la parentesi di Luciano Pisapia è stata considerata troppo rivoluzionaria. Peraltro, può essere che l’eventuale riconferma del centro sinistra sia vanificata dalle posizioni politiche che si vanno esprimendo all’interno dello stesso rassemblement, non particolarmente univoco. All’ombra della madonnina i Cinquestelle hanno dato prova di sano e confuso dilettantismo.
Nell’area geografica settentrionale ancora diverso è il caso di Torino, dove il navigato sindaco uscente ha saputo interpretare l’anima moderata dei governanti piemontesi. Molto interessante la competizione di Napoli dopo il burrascoso quinquennio di De Magistris e le altrettanto inquiete giornate in casa PD. La tenzone si presenta incerta.
Questa complessa partita amministrativa ci accompagna al successivo appuntamento della consultazione referendaria costituzionale prevista per Ottobre. Data l’importanza, incrociamo le dita.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
La vicenda politica di Ignazio Marino sembra fatalmente destinata al capolinea. Eletto sindaco con il 69 per cento circa delle preferenze degli elettori, dopo un periodo trascorso all’interno della minoranza del Partito Democratico, per la cui componente fu anche candidato segretario, cade da primo cittadino della città eterna per una vicenda legata a rimborsi spese, forse istituzionali, e poco altro.
É infatti, sotto gli occhi di tutti il reale problema di Roma: un livello di corruzione anche mafiosa che ne ha minato le istituzioni. In particolare ci sembra di dover sottolineare:
- al centro del negativo, perverso sistema tra politica ed affari emerso, sta proprio il Partito Democratico di Roma e, nel suo insieme, nazionale;
- è evidente l’ormai cronica incapacità del sistema politico nazionale di costruire una nuova classe dirigente, anche per quanto concerne gli scenari locali ed il partito di maggioranza relativa è sempre più dipendente dalla figura del suo segretario;
- la giunta Marino aveva iniziato a muovere qualche passo nella rimozione di una politica delle tangenti e della malversazione nella Capitale, ma è mancato il sostegno del Partito di riferimento;
- è ormai solo tradizionale la distinzione tra destra e sinistra politica, soprattutto per quanto concerne i fenomeni di malcostume che sono diffusi e trasversali.
Ci attende un periodo in cui il governo di Roma sarà affidato ad una figura di commissario cui spetterà il compito di traghettare la città a nuove elezioni, da tenersi, presumibilmente, la primavera prossima. Nel frattempo, ad ottobre avrà inizio l’anno giubilare della Chiesa Cattolica, con il carico di ulteriori problemi che esso comporterà a causa del previsto arrivo di un elevato numero di pellegrini.
Tuttavia, non si vede come questa politica possa essere capace di riformare se stessa e si ha, pertanto, ragione di ritenere che l’esito della consultazione elettorale possa avere carattere traumatico. Rimane da sciogliere il nodo di chi parteciperà alla prevista competizione e se quest’ultima vedrà scendere nell’agone politico anche il sindaco uscente con il suo fardello carico di volontà di rivalsa.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
Come accennava un vecchio “refrain” pubblicitario dal Trentino Alto Adige arriva una sentenza politica che, poiché abbiamo ragione di ritenere troverà conferma alle Regionali prossime, rappresenterà il definitivo oblio di “Forza Italia”: IL 4% dei consensi di cittadini alto atesini ed italiani in una elezione amministrativa rappresentano un esito disarmante e privo di appello per chiunque.
É sin troppo facile andare con la mente alla discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994 ed al facile entusiasmo, giustificato o meno, che questa iniziativa provocò, ma giova forse ricordare il carattere per molti versi principale della stessa: quella “antipolitica” che, più tardi, l’ex Cavaliere si troverà a rimproverare ad altri suoi antagonisti. La caduta del 1996 e la ripresa del 1998, la ferrea alleanza con Umberto Bossi, la fuga di Pierferdinando Casini prima, la successiva cacciata di Gianfranco Fini, ?sino a giungere all’attuale oscuramento di un più modesto oppositore interno, Gianfranco Fitto, che non lascia presagire nulla di buono, indipendentemente dalla volontà dei singoli attori. In mezzo la nascita del”Popolo della Libertà”, dal predellino di una automobile a Milano – oggi invece da una banalissima pedana è caduto, nel corso della ripresa dei tour elettorali dopo una assenza sancita dai propri guai giudiziari -, la granitica convinzione che soltanto la sua presenza possa funzionare da catalizzatore di espressioni di voto a favore dell’area di centro-destra.
La realtà sembra lì a dimostrare che oggi non è più così e, tutto sommato in un breve arco di tempo, non ipotizzabile prima. L’area politica avversa, il centro-sinistra, ha,suo malgrado, avviato in politica un significativo ricambio: uno dei non molti meriti di Matteo Renzi è quello di aver relegato a sbiaditi ricordi la presenza ed espressione di potere politico di D’Alema, Veltroni, Fassino, Letta, Bindi, Epifani, Marini e compagnia dicendo. Non da ultimo, l’insieme di coloro i quali, senza distinzione di partito, hanno accompagnato Berlusconi lungo tutto il suo percorso stabilendone le connivenze, ha permesso ad un ormai ex comico di creare un movimento che è divenuto, in breve, la seconda forza politica del Paese.
La figura di statista di Silvio Berlusconi ha reso possibile, non da solo, tutto questo. Ci auguriamo semplicemente che non ceda mai l’A.C. Milan o le sue altre aziende. Rappresentano la garanzia, a dispetto dell’età, di tenerlo occupato.
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
Dopo un periodo politico di sostanziale traccheggio ci occupiamo delle vicende più significative e recenti, dei loro possibili sviluppi in un quadro generale che torna a farsi interessante. Il Presidente del Consiglio preme soprattutto su due questioni: l’approvazione dell’”Italicum” entro l’anno ed il varo definitivo del “Jobs Act” a stretto giro.
Della prima questione e del patto che la ispira si è scritto persino troppo.Tema annoso, ma anche di più se si considerano la dilatazione dei tempi e la ridda di annunci che in proposito si sono succeduti. Abbiamo ragione di ritenere che, alla sua stretta finale, Silvio Berlusconi si sfilerà dall’impegno, preoccupato di salvaguardare ciò che rimane del suo partito. A quel punto le strade rimarranno due: o la ricerca di una maggioranza circoscritta al tema – il tentativo di fare da sé da parte del Partito Democratico pare rischioso – oppure il ricorso al voto politico anticipato, che con ogni probabilità a Matteo Renzi converrebbe, anche alla luce degli esiti delle ultime consultazioni regionali di Emilia Romagna e Calabria delle quali diremo più avanti. In questo secondo caso, tuttavia, il Presidente del Consiglio verrebbe meno ad una serie di impegni, non ultimo quello di giungere al termine naturale della legislatura (2018); teniamo conto, peraltro, che si parla di politica e non vi è, pertanto, alcuna solidità al riguardo.Dovrebbe trattarsi di un percorso più lineare per quanto concerne l’approvazione del “Jobs Act”; è da ritenersi, ormai, patrimonio comune la necessità di una riscrittura delle regole per il lavoro, anche se la perdita di tutele non è esattamente priva di significato. Anche le posizioni all’interno del Partito Democratico non appaiono invalicabili, date le caratteristiche della minoranza interna, con poche idee e qualche confusione di troppo.
Nel frattempo si è assistito ad una scossa elettorale di notevole entità per quanto si riferisce alle due Regioni chiamate al voto. Il dato più negativamente sorprendente è l’affluenza al voto in Emilia Romagna. Il 37% degli aventi diritto in una delle Regioni – traino dell’economia nazionale rappresenta un dato “sismico” da non sottovalutare per la democrazia italiana. Del resto, l’astensionismo ha pesato, in diversa misura, per tutte le forza politiche in campo.
Spiccano, poi, la deriva politica di “Forza Italia” (8,36% in Emilia Romagna; -63,1 in termini di voti espressi rispetto alle Europee 2014 e -80,6 rispetto alle precedenti Regionali 2010. In Calabria 95.629 voti in tutto).
La cocente delusione del M5S al 13,3 % dei consensi in Emilia Romagna, per tacere della Calabria dove si attesta al 4,96%. La sua “spinta propulsiva” per dirla con Enrico Berlinguer, sembra esaurirsi ed ha bisogno di una severa autocritica. Il successo della Lega Nord (19,42% in E.R. e consenso raddoppiato rispetto alla ultime Europee, pur se in calo- in termini di voti – nel confronto con le precedenti Regionali) ormai sempre più lepenista e di destra, tale da fare ombra a Silvio Berlusconi con risvolti inquietanti per il futuro; la grande astensione dal voto all’interno del Partito Democratico che ne fa sempre di più, se ce n’era bisogno, un partito di centro.
Ecco, tornano le posizioni più estreme in una situazione dove avanza il nuovo, si fa per dire, centrismo del P.D. Forse una riedizione dei “favolosi anni 50-60?
ANDREA G. STORTI
da Andrea G. Storti | Documenti, Elezioni, Europa, Evidenza, Italia
Tempo di elezioni europee. É del tutto evidente la necessità di una radicale nuova politica continentale a partire dalla rappresentanza sino a toccare anche, e non solo, i temi dell’economia. Noi cittadini italiani non ci saremo. Questa ventata di pessimismo, non usuale per chi scrive, deriva dall’oggettività della situazione. Infatti, al di là degli obbligati rapporti intergovernativi che, nella situazione , non possono tuttavia rappresentare l’unica modalità di possibile confronto, l’intero processo di costruzione dell’Europa vacilla paurosamente.
Tolto il Partito Democratico che appoggia apertamente la costruzione dell’Europa, più per stato di necessità che per fattivo contributo ideale, si sono nel tempo definite posizioni apertamente antieuropeiste. Interessa qui segnalare non già la posizione di Silvio Berlusconi ormai avviato al definitivo declino politico e perciò carico di veleno nei confronti di tutti i competitors, bensì alcune prese di posizione stupefacenti di Beppe Grillo collocate tra i temi della attuale campagna elettorale.
Alla persona in questione nulla interessa del destino dell’Europa e ciò appare, purtroppo, solare. É invece molto deludente prendere atto che, sia pure in un clima elettoralistico – condizione che sia chiaro non giustifica alcunché – il comico-politico abbia, in un breve volgere di tempo, prima sostenuto la validità di una ipotetica secessione veneta da operetta per la quale non è certamente sufficiente appellarsi al principio di autodeterminazione dei popoli ed, in secondo luogo, sporcato la memoria di Primo Levi proponendo un fotomontaggio almeno di cattivo gusto sui luoghi dell’olocausto con un tentativo di parallelismo storico senza dubbio azzardato.
Non pago, evidentemente, egli minaccia “…di rivoltare l’Europa della Merkel come un calzino…” stracciando il fiscal compact a suo tempo definito in termini economici e firmato dall’allora governo del Prof. Monti. Ora, che il fiscal compact debba essere completamente rivisto o cancellato pare ormai – ci auguriamo- esigenza condivisa; si teme, invece, che altri proponimenti siano esattamente speculari ai ripetuti annunci “riformistici” provenienti ormai quotidianamente da Palazzo Chigi. Il maestro ed iniziatore di tutto questo, in fondo, lo conosciamo. Ha imperversato nella politica italiana nel corso degli ultimi vent’anni…
ANDREA G. STORTI